GIULIA BONEZZI
Cronaca

Milano, la terapia intensiva neonatale mai nata del San Carlo

I 5 Stelle denunciano: "Mezzo milione per un reparto inutilizzato"

Ospedale San Carlo

Milano 6 novemre 2018 - Una terapia intensiva neonatale mai nata. All’ospedale San Carlo di Milano la Neonatologia negli ultimi sette anni è stata attrezzata con macchinari costosi per assistere i neonati prematuri o comunque in condizioni critiche: «Nove postazioni, acquistate dal 2011 a fronte di un’emergenza espressa dalla Pediatria, sono attrezzate come terapia intensiva neonatale nonostante ad oggi il presidio non sia accreditato per questa funzione, vista anche la mancanza di personale adeguato», denuncia Gregorio Mammì, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle che sul caso ha presentato un’interrogazione cui l’assessore al Welfare Giulio Gallera risponderà oggi, al question time durante il consiglio al Pirellone.

Cinque assessori (contando l’interim dell’ex governatore Maroni) si sono succeduti, e tre direttori alla guida del San Carlo dal novembre 2011, quando l’allora dg Antonio Mobilia firmava una delibera per la «fornitura di travi testa letto per terapia intensiva neonatale», nell’ambito di una ristrutturazione da 3,146 milioni della Pediatria, appaltata però con un ribasso del 35,5%; lavori che, per inciso, dureranno il quadruplo dei 420 giorni preventivati, col nuovo reparto inaugurato solo ad aprile 2015 per un combinato di bonifiche impreviste, ritardi nei collaudi e liti tra le imprese appaltatrici, una delle quali fallirà.

Comunque, nel 2011, «considerata la necessità e l’urgenza di provvedere al completamento del progetto entro il 31/12/2011», si delibera d’agganciarsi a una gara del San Matteo di Pavia e acquistare «n. 1 trave testaletto a soffitto da 7.800 mm» per «n. 4 posti letto», «n. 2 trave testaletto a soffitto da 3.500 mm» da due posti e «n. 1 pensile per n. 1 posto letto più n. 1 posto letto di emergenza», per complessivi euro 108.779, Iva inclusa.

Negli anni gli acquisti continuano, anche se la «terapia intensiva neonatale» non è più menzionata nelle delibere: l’8 luglio 2014 s’indice una procedura negoziata tramite la piattaforma regionale Sintel «per l’acquisto di attrezzature per l’unità operativa di Pediatria e neonatologia» diretta da Alberto Podestà (che guida il dipartimento materno-infantile del San Carlo), in particolare sei lampade per fototerapia, quattro sistemi di assistenza ventilatoria tramite flusso calibrato e due sistemi per erogazione inalatoria di un farmaco analgesico, nove pompe infusionali volumetriche e due a siringa e nove stazioni di aggancio; inoltre si aderisce a una gara del San Matteo per rifornirsi d’un ecografo da 57.311,78 euro Iva inclusa. Ancora: nella primavera 2015 si aggiudica con gara la fornitura di tre ventilatori polomonari pediatrici; a luglio di quell’anno è la volta di 4 ventilatori neonatali, affidamento diretto a 35.600 euro più Iva spuntando uno sconto già praticato al Policlinico di Milano; in agosto di quattro incubatrici neonatali, con gara, per 58.255 euro. Marco Salmoiraghi, dal 2016 direttore generale dell’Asst che ha unito il San Carlo con l’ospedale San Paolo, due anni fa firma per un dispositivo «Resusci Flow» da 5.115,46 euro.

Fondi tutti attinti al programma d’investimenti in edilizia sanitaria Stato-Regione del 2007, per un totale di «oltre mezzo milione di euro», ha fatto i conti il consigliere Mammì, che in un video su Facebook mostra alcune immagini del reparto, e denuncia d’aver constatato di persona, ad esempio, che le lampade per la fototerapia «sono accatastate in un magazzino che fa anche da studio. Le incubatrici sono sparpagliate per il reparto, l’ecografo è collocato nello studio del primario (sito nel corpo divisionale)». «Lo studio del primario funziona da ambulatorio, e ha l’allarme; l’ecografo si sposta», ribatte il dg Salmoiraghi.

E spiega  che la Pediatria del San Carlo «ha cinque posti letto accreditati di Patologia neonatale, dove vengono ricoverati 300-320 neonati sotto il mese di vita all’anno».

Che le attrezzature acquistate anche dai suoi predecessori «sono adeguate al livello d’assistenza di una Patologia neonatale», ad eccezione di un ventilatore invasivo «che serve per le emergenze, quando è necessario trasportare un neonato intubato a una terapia intensiva», e dell’infrastruttura base (le testaletto), «che ha i medesimi standard in una Patologia neonatale e in una Tin».

Tin per la quale non ha mai chiesto l’accreditamento «perché non si giustifica con un punto nascita da 1.100 parti l’anno qual è quello del San Carlo». Insomma, la terapia intensiva neonatale del San Carlo non avrebbe potuto veder la luce nemmeno sette anni fa. Mammì chiede all’assessore Gallera «se non ravvede la sussitenza di eventuali responsabilità amministrative, civili e penali, e come intenda agire». «Gli investimenti in attrezzature dovrebbero corrispondere a investimenti sul personale – aggiunge al Giorno –. E chi ha amministrato e amministra dovrebbe avere anche la responsabilità morale dei soldi spesi».