"Non ci siamo mai fermati. Né durante i lockdown, né in estate. Non possiamo fermarci, siamo impegnati 24 ore su 24 contro questa malattia sociale che non si guarisce con una pillola". Stefania Bartoccetti (nella foto), fondatrice e presidente di Telefono Donna, associazione di volontariato nata 30 anni fa e presente a Milano (sede principale all’ospedale Niguarda), Magenta, Abbiategrasso e in Brianza (Vimercate), lascia parlare i numeri.
Sono ancora preoccupanti?
"Solo nella sede di Milano, tra luglio e agosto, abbiamo contato 79 accessi: 64 nuovi casi, 15 già in carico. Alcune donne con bambini sono state collocate nelle nostre case".
Come vi hanno contattato?
"In 42 casi l’accesso è stato diretto; 16 sono arrivate dal Pronto soccorso, 5 dalle forze dell’ordine, una dai servizi sociali".
Gli stessi numeri si registrano anche durante l’anno?
"La media è di uno o due casi al giorno".
C’è una cura?
"Come dicevo... questa è una malattia che non si guarisce con una pillola. Ce ne volgliono tante. Non basta un rimedio, serve una presa in carico a 360 gradi della donna per aiutarla. E tanta prevenzione".
Si può prevenire?
"A livello culturale occorre far cadere tanti pregiudizi: dalla donna che non sa guidare - quando poi la maggior parte di incidenti è provocata dagli uomini - alla donna ai fornelli. Film e telefilm insistono sempre sulla donna preda. E poi la giustizia: nelle sentenze c’è sempre un po’ di legittimazione per l’operato dell’uomo". L.B.
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