Milano – La prima a chiamare, il 23 gennaio del 1964, fu una donna che aveva tentato il suicidio. Da allora, i volontari di “Telefono Amico” hanno alzato la cornetta oltre 10 milioni di volte per dare un conforto ai disperati "tra i quali c’è stata anche la poetessa Alda Merini, allora sconosciuta, che al telefono dettava sue poesie", è uno degli aneddoti che si tramandano.
E se in 60 anni il mondo è cambiato, “Telefono Amico" fondato dal francescano padre Eligio, all’anagrafe Angiolo Gelmini, che oggi ha 93 anni, resta un punto fermo. Le linee sono diventate 8, i volontari un centinaio, e si alternano per dare un servizio h24 con turni di 6 ore dal quartier generale del convento Sant’Angelo dei frati minori. Da allora progetti analoghi si sono moltiplicati in tutta Italia. Ma "in tutto questo tempo, una cosa non è cambiata: la solitudine dell’uomo", sottolinea sorella Battista, braccio destro di padre Eligio. "Si telefona allo 02 6366 per problemi di droga o di salute, per dissapori coniugali, violenza, bullismo, perdita del lavoro o della casa e molto altro. Anche solo per scaricare la rabbia. Chi risponde lo fa nell’anonimato e sa che la priorità è ascoltare l’altro, senza giudizio".
Ora, in occasione dei 60 anni, è stata allestita una mostra all’Auditorium Angelicum di piazza Sant’Angelo, accanto a via Moscova, in cui si può ripercorrere la storia di questo servizio speciale attraverso foto, oggetti e voci (c’è un filmato che ne racconta il cammino).
Tutto è cominciato in un appartamento di via Copernico 75, in zona stazione Centrale, dove un gruppo di giovani francescani rispondeva alle prime chiamate. Telefono Amico aveva 5 linee e, con la voce, "l’uomo qualunque si metteva al servizio dell’uomo qualunque", spiegava padre Eligio. Ogni storia viene annotata ("così si fa ancora oggi, rigorosamente a mano", dice sorella Battista) e negli anni fogli e registri sono diventati centinaia, formando "una sorta di banca dell’amore ma anche una dettagliata fotografia della solitudine e dei drammi che affliggono vite bisognose di speranza". "Oggi, oltre ai volontari ci sono consulenti esterni tra cui medici, avvocati, assistenti sociali, che possono intervenire per i casi più complessi", aggiunge sorella Battista.
Quanto al numero di chiamate, "in alcuni periodi ne riceviamo 400 al giorno, altri 50. Il picco è generalmente a Natale e a Ferragosto". Numerosi anche i cittadini e i turisti che visitano la mostra. "L’abbiamo inaugurata nella Design week: è una sorta di Fuorisalone dell’amore". L’allestimento, a ingresso libero, è aperto tutti i giorni fino al 16 giugno, dalle 16 alle 19.