"Ora ti ammazzo come il tuo collega": il racconto choc del tassista aggredito / VIDEO

La vittima: mi ha morso l’orecchio e mi ha investito. Nessuno mi ha aiutato

Il fermo immagine diffuso dalla Polizia di Stato mostra l'aggressione

Il fermo immagine diffuso dalla Polizia di Stato mostra l'aggressione

Milano, 29 novembre 2017 - «L’indifferenza della gente mi ha lasciato senza parole: mi viene da piangere a pensarci». Più delle botte prese. Più di quel morso che quasi gli ha portato via un lobo. Più del dolore per il setto nasale fratturato. «Ho incrociato lo sguardo di una signora che guidava una Mercedes: ero a terra con gli abiti inzuppati di sangue, lei ha rallentato e poi è ripartita come se niente fosse». È ancora sotto choc P.B., 48 anni, da 25 tassista per la centrale radio 8585, aggredito ieri poco dopo le 7 in via Lepetit dal body builder 29enne Antonio Bini, poi arrestato con l’accusa di lesioni gravissime dagli agenti delle Volanti. È lui a descrivere al Giorno la sequenza choc: «Perché non accada mai più un fatto del genere e per sensibilizzare l’opinione pubblica: non si può restare inermi davanti a una persona che sta chiedendo aiuto, basta telefonare alle forze dell’ordine, non servono gesti di eroismo ma soltanto un atto di sensibilità che nemmeno un cane randagio ti negherebbe».

Quando è iniziato tutto?

«Verso le 7.10, secondo l’orario segnato dalla telecamera interna del taxi. Ero parcheggiato all’angolo tra via Lepetit e via Vitruvio quando ho sentito qualcuno che inveiva urlando frasi come “Ti ammazzo come il tuo collega” (facendo evidentemente riferimento a Luca Massari, pestato a morte il 10 ottobre 2010, ndr) e altri insulti. Non ci ho dato tanto peso, ho pensato alle parole di un bullo al volante: dopotutto non gli stavo ostruendo il passaggio, poteva tranquillamente attraversare con la sua utilitaria (una Yaris, ndr). Ho deciso comunque di spostarmi di qualche decina di metri per evitare guai, in un posto riservato davanti a un albergo».

E lì cos’è successo?

«Mi ha aggredito la prima volta, armato di coltello. C’è stata una colluttazione, ma ho cercato in tutti i modi di evitare il contatto. Ci siamo separati e sembrava finita lì».

E invece?

«Dopo pochi secondi, mi è venuto ancora addosso cercando di darmi una testata: io l’ho schivato, e a quel punto mi ha morso l’orecchio sinistro. Ho iniziato a sanguinare, non capivo più nulla. Intorno a me vedevo auto passare e totale disinteresse. A quel punto, mi sono messo davanti alla sua macchina per impedirgli di andarsene: mi ha investito e io sono finito con la faccia sul cofano, fratturandomi il naso».

E poi?

«Poi ha accelerato, sono rimasto aggrappato al cofano per qualche metro fin quando sono rovinato a terra dopo la frenata. In quel momento ho incrociato lo sguardo di quella donna: ho mosso gli occhi come a implorarla di darmi una mano, ma lei è sparita dietro la curva. Poi, per fortuna, sono arrivati gli agenti della polizia. Sono salito in ambulanza alle 8 precise, quasi un’ora dopo il primo agguato».

Come sta adesso?

«Sono dolorante per i colpi presi, ma la cosa che mi fa quasi piangere è l’atteggiamento della gente: nessuno si è fermato, quello avrebbe potuto ammazzarmi in tutti quei minuti e nessuno avrebbe mosso un dito. Non è possibile: che ci sia la delinquenza è un fatto, ma che tutti si voltino dall’altra parte senza nemmeno sentirsi in dovere di fare una telefonata lo trovo davvero sconcertante».

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