PAOLO VERRI
Cronaca

Tangenti nella sanità: la difesa dei medici, i dubbi dei pazienti

Interrogatorio di garanzia per Romanò: voglio essere sentito dai pm

Carlo Luca Romanò e Lorenzo Drago

Milano, 17 aprile 2018 - Vuole chiarire tutto e spera di essere «interrogato al più presto anche dai pm». Vuole collaborare Carlo Luca Romanò, il primario dell’ospedale Galeazzi arrestato sei giorni fa per corruzione. Un vero e proprio tsunami giudiziario che ha travolto altri tre camici bianchi, oltre al direttore sanitario del Cto-Pini, Paola Navone, e all’imprenditore Tommaso Brenicci. Romanò ha affrontato per ultimo l’interrogatorio di garanzia, rispondendo per quasi due ore alle domande del gip Teresa De Pascale. Tempo che gli è servito - come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Carlo Baccaredda Boy - «per fornire la sua versione dei fatti, punto su punto».

Insieme al collega del Galeazzi Lorenzo Drago (anche lui ai domiciliari), Romanò ha brevettato il MicroDTTect, un’apparecchio utilizzato per la diagnosi delle infezioni osteorticolari, poi prodotto da Brenicci e distribuito da società di cui entrambi i medici erano soci. Secondo l’accusa, i due camici bianchi avrebbero «sponsorizzato» la loro invenzione perché venisse acquistata dal Galeazzi. Une verità opposta a quella che Drago ha raccontato sabato davanti al gip: per lui «non c’è stato alcun conflitto di interesse», ma «convergenza» tra l’interesse a mettere in commercio l’invenzione, «quello dei pazienti e quello del sistema sanitario nazionale», che grazie al MicroDTTect avrebbe risparmiato tempo e risorse per le analisi di laboratorio. Anche i due primari del Pini Giorgio Maria Calori e Carmine Cucciniello arrestati si sono difesi escludendo il «conflitto di interessi» tra il loro ruolo di medici e i compensi ricevuti dall’imprenditore, anche attraverso la partecipazione alle sue società. Le scelte, ripetono loro, venivano fatte «nell’interesse dei malati». Il giudice, però, ha contestato l’approccio troppo «interventista» di Calori, che ad alcuni pazienti avrebbe proposto operazioni non necessarie. Rigorosamente a pagamento. 

Nel frattempo, dopo aver letto il nome dei loro medici agli arresti sui giornali, sono in tanti ad aver contattato la Procura o le associazioni, come i portali sulla malasanità RisarcimentoSalute.it e TuteladelMalato.it del dottor Daniele Viola. «Sono stata operata tre anni fa al femore e alla gamba e ancora non posso camminare senza stampelle», racconta Giuseppa Petronio, 75 anni, di Catania. Il suo è un lunghissimo calvario fatto di dolore, antibiotici e riabilitazione. Dopo un primo ricovero nella sua città, è passata anche dal reparto di Romanò al Galeazzi. «Sono entrata il 21 novembre scorso e sono uscita il 24 dicembre. Romanò mi ha ri-operato, ha detto che mi ha disinfettato la protesi, ma il dolore non è passato», ricorda Giuseppa tra le lacrime. E quando il suo medico ha voluto vederci più chiaro, il primario «si è rifiutato di mandare le cartelle cliniche». Abbastanza per scatenare dubbi e sospetti. «In tutte le ore in cui sono stata sotto i ferri, che cosa sarà successo veramente? – è l’interrogativo - Forse la mia protesi non è in regola?».