Appalti e tangenti, sono 105 gli indagati

I pm si concentrano sulle consulenze pagate alla società di Comi

L’europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi

L’europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi

Milano, 19 maggio 2019 - Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta della Dda milanese sul vasto sistema corruttivo in Lombardia che lo scorso 7 maggio ha portato a eseguire 43 misure cautelari, tra cui 12 in carcere e 16 ai domiciliari. In dieci giorni circa di inchiesta il numero degli indagati da 95 è salito a 105 e non è destinato a fermarsi qui. Dai giorni successivi alla raffica di arresti, i pm Adriano Scudieri, Silvia Bonardi, Luigi Furno e l’aggiunto Alessandra Dolci hanno sentito parecchi imprenditori e professionisti, figure «apparentemente» minori, che però hanno deciso di collaborare e quindi di fare nomi e cognomi. Sono stati sentiti anche alcuni degli arrestati che con le loro ammissioni hanno portato ad allargare le indagini e di conseguenza alle nuove iscrizioni in cui non mancano nomi eccellenti.

Dopo l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi e il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, tra gli ultimi in ordine di tempo ad essere iscritti figura Paolo Orrigoni, il 41enne amministratore delegato del gruppo Tigos tirato in ballo dall’imprenditore Pietro Tonetti, ai domiciliari, interrogato due giorni fa dal pm Furno, in un nuovo filone delle indagini che riguarda i supermercati. Intanto la settimana prossima saranno sentite dai magistrati le persone destinatarie della custodia cautelare. Alcune delle quali hanno già fatto richiesta di riesame. Una delle figure «eccellenti» dell’inchiesta è la candidata alle Europee di Forza Italia Lara Comi, che rischia di diventare una delle figure centrali su cui si stanno concentrando i pm.

La Procura le contesta circa 70 mila euro che avrebbe ricevuto in modo non legale: 31mila attraverso la sua società di consulenza dall’ industriale bresciano Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, e 38mila che avrebbe incassato, sempre tramite la sua società, dall’ente Afol Città metropolitana con l’intermediazione di Gioacchino «Nino» Caianiello, «burattinaio» del sistema di mazzette, appalti pilotati e finanziamenti illeciti emerso dalla maxi indagine della Dda milanese. Comi si è detta molto serena. Ma sembra non finire qui l’interesse dei magistrati per le sue vicende. Perché le indagini coordinate dall’aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri vanno avanti: inquirenti e investigatori sospettano che l’europarlamentare possa aver ottenuto altri finanziamenti illeciti con lo stesso schema basato sul pagamento di consulenze fittizie alla sua società Premium Consulting. Al vaglio, ad esempio, anche un versamento di 40mila euro da un altro imprenditore. L’inchiesta sulle consulenze si apre a mille rivoli

 

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