
Personale medico in emergenza Coronavirus (foto di repertorio)
Milano, 29 ottobre 2020 - Un referto negativo per un tampone che 24 ore più tardi si è rivelato positivo. Un disguido di quelli che proprio in questo momento ti fanno venire un groppo in gola. A raccontare l’episodio, in una lettera alla direzione del policlinico San Donato, è una ragazza milanese di 23 anni, che il 26 ottobre scorso, dopo giorni di quarantena, era andata a dormire serena, rassicurata dal referto al tampone che aveva potuto consultare sul fascicolo sanitario elettronico, via web. Negativo, si leggeva. Appena 24 ore più tardi la telefonata del personale medico dell’ospedale. «Lei è positiva», le ha comunicato una dottoressa, aprendo le porte a un girone infernale di difficile interpretazione.
«Mi ha congedato dicendo che probabilmente quella chiamata era un errore, perché qualcuno aveva invertito il mio nome con il cognome – scrive la giovane nella sua lettera - sono stata richiamata qualche minuto dopo, e mi è stato detto che effettivamente sono positiva». Per qualche momento la ragazza sembrava non riuscire a darsi pace: «Mi trovo con due referti. Uno dice che sono negativa, l’altro positiva, ma naturalmente devo credere a quest’ultimo», spiega. Così ha scritto all’ospedale, non tanto per protestate, ma per condividere la sua riflessione: «Sono una studentessa universitaria che cerca di stare a galla in tutta questa situazione – spiega - Mi è purtroppo capitato di entrare in contatto con una persona positiva al Covid. Per precauzione ho deciso, dopo essermi isolata dalla mia famiglia, di fare un tampone privatamente al policlinico San Donato. Ma il risultato è stato maggiore confusione».
La giovane va oltre il suo caso: «Non vi nascondo che la mia generazione nutre una profonda sfiducia nelle istituzioni, le quali non sembrano mai in grado di fare le cose come si deve – confessa -. Non voglio fare la parte di quella che non comprende, che non capisce la difficoltà delle strutture sanitarie in questo momento che per loro è ancora più difficile che per noi. Il problema però persiste».