GIULIA BONEZZI
Cronaca

Covid e vacanze, tornano in 20mila da Paesi a rischio: assalto all’Ats

Tsunami di richieste di test da milanesi e lodigiani in arrivo dai Paesi a rischio. E c’è chi vuole ripartire

Controlli a Malpensa

Milano, 21 agosto 2020 - Sono più di diciannovemila i milanesi e i lodigiani in rientro che hanno chiesto un tampone all’Ats Metropolitana nel giro di una settimana; da quando, cioè, il Ministero della Salute ha disposto dalla sera alla mattina un “test molecolare o antigenico“ del coronavirus entro 48 ore per chi arriva da Spagna, Grecia, Croazia e Malta

Ma l’attesa, ammette la Regione, è superiore alle 48 ore a Milano, che è «l’unica zona critica» in Lombardia, ha detto ieri il direttore del Welfare Marco Trivelli, proprio perché «ci sono state tredicimila segnalazioni che nei primi tre giorni non abbiamo avuto la forza di richiamare. Ieri (mercoledì, ndr) abbiamo avuto 3.500 contatti ma solo metà sono diventate prenotazioni. Stiamo cercando di recuperare».

La Regione sta studiando soluzioni con l’Ats Metropolitana, che prima dell’ordinanza ministeriale riusciva a gestire le due-trecento richieste quotidiane di tamponi che arrivavano dai medici di base con tre operatori al call center, e ieri di operatori ne schierava una quarantina, impegnati a richiamare i viaggiatori rientrati domenica. L’Agenzia è bersagliata da proteste, anche di persone che chiedono un tampone in fretta non per rientrare al lavoro (in Lombardia non è richiesto alcun isolamento, solo fortemente raccomandata l’attenzione alle misure igienico-sanitarie) ma per ripartire subito per un’altra vacanza. «Ogni evidenza ampiamente diffusa avrebbe sconsigliato viaggi all’estero quest’anno, in particolare in Spagna - osserva il direttore dell’Ats Walter Bergamaschi –. Le scelte non appropriate di molti cittadini dei luoghi e dei comportamenti tenuti in vacanza stanno determinando un rischio di aumento del contagio che riguarda tutta la cittadinanza. Noi abbiamo dovuto richiamare dalle ferie molti operatori per gestire questa nuova emergenza».

Ieri il dg del Welfare Trivelli, parlando delle «priorità» per i tamponi aeroportuali che hanno debuttato ieri a Malpensa, ha indicato subito dopo gli stranieri «che poi non riusciamo a intercettare più» non i lombardi ma proprio i milanesi, «per alleggerire il capoluogo» sommerso di segnalazioni. «Ma se c’è spazio li facciamo a tutti», ha sottolineato, senza poter arginare le polemiche sollevate da alcuni viaggiatori, dal Pd e dai 5 Stelle per la “priorità” inizialmente assegnata ai lombardi. «Sarebbe grave e deleterio», ha detto Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio spiegando che «sono di altre regioni e Paesi il 53% dei testati» negli aeroporti romani, partiti già lunedì grazie a 30 mila kit per i test rapidi forniti loro in tempi record dal Ministero della Salute. 

Da oggi i tamponi saranno offerti a tutti i viaggiatori in arrivo da Spagna, Grecia, Croazia e Malta nell’area ritiro bagagli dell’aeroporto di Linate; da domani anche a chi atterra a Orio al Serio, con prenotazione e drive through accanto alla Fiera di Bergamo, con personale del Gruppo San Donato che cura anche i test ad accesso diretto nel city airport.

Il problema è a Malpensa, dove atterrano ogni giorno tra le quattro e le settemila persone dai Paesi Ue a rischio, ma l’assessore al Welfare Giulio Gallera ieri sera ha assicurato che anche lì il tampone sarà aperto a tutti, lombardi e non, grazie a nuovi spazi «messi a disposizione da Sea e Usmaf», che consentiranno di passare da 500 a duemila test al giorno. Le otto postazioni di partenza raddoppieranno a 16, mentre la capacità complessiva di “tamponamento” lombarda è stata incrementata di seimila tamponi «che diventeranno 7.500 dalla prossima settimana», ha spiegato il dg Trivelli. Ricordando che «l’80% dei controlli sui viaggiatori», che tornano anche «in auto, in pullman, in treno», avviene fuori dagli aeroport