
ALL’OPERA Un’addetta impegnata nel controllo sui biglietti all’ingresso del museo del Castello Sforzesco
Milano, 23 giugno 2018 - Tagli fino a cinquemila euro lordi all’anno, che per alcuni farebbero scendere lo stipendio mensile sotto la soglia dei mille euro. Una riduzione del 20% delle ore lavorative per alcune figure professionali, con conseguente ribasso del salario. Il personale che si occupa di attività di accoglienza e reception in musei, biblioteche e scuole di formazione del Comune di Milano è sul piede di guerra, per un «grave peggioramento delle condizioni contrattuali» che dovrebbe entrare in vigore dal primo luglio, quando subentreranno le aziende che hanno vinto la nuova gara d’appalto indetta da Palazzo Marino per una serie di servizi esternalizzati. Martedì prossimo è in programma un incontro fra sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil e il Comune di Milano. Se non si arriverà a un passo indietro al fotofinish sono all’orizzonte iniziative di protesta.
«I tagli sono decisi dalle aziende ma il Comune deve prendersi le sue responsabilità - spiega Roberta Griffini, sindacalista della Filcams-Cgil - questi tagli metterebbero in crisi numerose famiglie. Basti pensare che un lavoratore con una retribuzione annuale lorda di 17mila euro per un full time potrebbe arrivare a prendere meno di 12mila euro. Non stiamo parlando di stipendi d’oro, ma di persone pagate meno di 1.200 euro lordi al mese». Il taglio riguarda personale impiegato in musei comunali come il Mudec o il Castello Sforzesco, in edifici e scuole di formazione gestite da Palazzo Marino. In tutto circa 170 dipendenti: almeno la metà, secondo i sindacati, subirebbe un drastico peggioramento delle condizioni a causa del cambio di contratto che li inquadrerebbe come «addetti a vigilanza e servizi fiduciari».
Il problema è legato all’ appalto vinto da aziende che, da luglio, riassumeranno il personale finora impiegato dalle altre società che si sono occupate del servizio fino alla nuova gara. Si è aggiudicata il primo lotto, quello su accoglienza e reception in musei e biblioteche, una cordata di imprese con capogruppo la piemontese Boni Spa. Ha messo sul piatto un ribasso del 10% su una base di 11.711.475 euro per i prossimi 4 anni. Il secondo lotto è stato vinto da un’altra cordata guidata dalla cooperativa pugliese Leader Service, con un ribasso del 19% su 7.996.065 euro. È proprio sul secondo lotto - scuole di formazione - che si farebbero sentire gli effetti peggiori del piano lacrime e sangue. Secondo i sindacati con il cambio di contratto si arriverebbe a tagli fino a cinquemila euro all’anno, il 30% in meno della retribuzione, oltre a una riduzione del 20% delle ore di lavoro. Nel primo lotto, la metà dei lavoratori perderebbe circa 1.300 euro all’anno. Ritocchi verso il basso che le aziende giustificherebbero come indispensabili per far quadrare i conti. «Chiediamo al Comune di aprire un tavolo per trovare una soluzione - spiega Melissa Oliviero della Cgil - abbiamo firmato con Palazzo Marino il protocollo sugli appalti, e questo è il primo banco di prova per capire se gli intenti si tradurranno in realtà o sono destinati a rimanere solo sulla carta».