Scaffali vuoti, l’estate nera dei supermercati

Lavoratori IperDì senza stipendio. "La peggior crisi in vent’anni"

PROTESTA Un corteo organizzato dai sindacati nel centro di Milano

PROTESTA Un corteo organizzato dai sindacati nel centro di Milano

Milano, 26 agosto 2018 -  «In vent'anni di attività sindacale non avevo mai visto una situazione simile: un’azienda che perde così rapidamente la capacità di vendita e la liquidità per soddisfare i creditori». Stefano Galli, segretario della Fisascat Cisl Lombardia, riassume la preoccupazione del migliaio di lavoratori dei discount IperDì e SuperDì, che attendono ancora il pagamento dello stipendio di luglio. A Milano sono chiusi da giorni i supermercati del gruppo che fa capo alla famiglia Franchini in viale Molise e in via Ornato, stessa sorte per altri punti vendita in Lombardia, tranne quelli da Paderno Dugnano e Sesto San Giovanni ceduti al Gigante. E il futuro è incerto. La crisi dello storico gruppo - il primo discount fu aperto nel 1994 - è la punta dell’iceberg, in uno scenario dove i colossi della grande distribuzione organizzata si contendono il mercato anche con progetti faraonici come il nuovo mega centro commerciale di Segrate. La crisi ha colpito duro principalmente nel settore elettrodomestici, schiacciato dal commercio online che ha conquistato una fetta sempre più grande del mercato mettendo in ginocchio big come Trony, Euronics e Mediaworld. Ma ci sono anche segnali di ripresa.

Trony, in fallimento, ha ceduto alcuni punti vendita a Unieuro: tirano un sospiro di sollievo 56 lavoratori milanesi che, dopo un periodo senza stipendio, verranno ricollocati. Sono salvi anche i dipendenti di Mercatone Uno, i grandi magazzini fondati nel 1978 dal 2015 in amministrazione controllata. Il gruppo Shemon Holding, con sede a Milano, ha acquisito 55 punti vendita in Italia, impegnandosi a garantire i livelli occupazionali. E il punto vendita di Pessano con Bornago dovrebbe riaprire nel 2019. Lo scenario è a tinte fosche, invece, per i lavoratori SuperDì e IperDì. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente all’azienda, dopo la chiusura dei punti vendita. «Vogliamo capire qual è il loro piano industriale, se ne hanno uno», spiega Antonella Protopapa, segretaria della Filcams-Cgil Lombardia. «Se a settembre non ci sarà la riapertura dei punti vendita e il pagamento degli stipendi - conclude Stefano Galli - metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per tutelare i lavoratori». Che, intanto, restano a casa smaltendo le ferie arretrate, mentre gli scaffali dei discount restano desolatamente vuoti.

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