Il rebus delle superiori: meno studenti e 300 aule in più. Ma restano le classi-pollaio

L’andamento delle iscrizioni tra calo demografico, indirizzi sovraffollati e corsi che si svuotano. "Come costruire dieci scuole nuove"

Una lezione al liceo scientifico Volta di Milano tra le scuole sempre in esubero

Una lezione al liceo scientifico Volta di Milano tra le scuole sempre in esubero

Milano - La popolazione scolastica comincia a diminuire anche alle superiori, dopo dieci anni di crescita continua e di caccia agli spazi. Spazi che però non bastano ancora, nonostante il calo di quest’anno e le 304 aule aperte in più, trasformando laboratori e locali inutilizzati. Nei 150 edifici delle 107 scuole superiori di Città Metropolitana si era segnato il record di studenti nel 2021-22: 115.831, ovvero il 14% in più rispetto al 2013/14. Nel 2023 sono 115.590. Primo segnale di quel calo demografico che - con un effetto domino - è partito dall’infanzia dieci anni fa ed è arrivato fino alle superiori, che in questi anni si sono invece dovute attrezzare per accogliere un numero di studenti sempre maggiore.

"Con l’aumento degli iscritti abbiamo dovuto arrabattarci per trovare spazi - fa il punto Roberto Maviglia, consigliere di Città Metropolita delegato all’Edilizia scolastica –, abbiamo dovuto predisporre 304 classi in più negli ultimi quattro anni per rispondere al fabbisogno di un’utenza aumentata del 14%. E realizzare trecento aule in più è come creare 10 scuole nuove, per dare un’idea della situazione. Ora, dopo anni di crescita tumultuosa, per la prima volta ci assestiamo su un dato simile a quello dello scorso anno, con un leggero calo. Quest’anno dovremmo riuscire a soddisfare l’emergenza anche se far coincidere domanda e offerta resta un’operazione complessa, con andamenti anche molto strani e imprevedibili".

Nel 2022/23 i licei sono aumentati del 6% rispetto al 2018/19, l’istruzione professionale è scesa dello 0,6%, i tecnici hanno accolto il 3,3% di studenti in più, mentre crollano i corsi di formazione professionale (IeFp) del 23,3%. E all’interno dei singoli indirizzi si notano i giri di valzer che hanno portato a scelte strategiche differenti e ad acrobazie per rispondere alle variazioni repentine. "Nel 2020/21 abbiamo assistito per esempio a un’esplosione dei classici, oggi in calo", ricorda Maviglia: i liceali in due anni erano passati da 7.406 a 8.242.

I presidi si erano quindi messi in rete con Città Metropolitana per gestire gli esuberi ed era stata aperta una succursale ad hoc, sotto l’ala del Carducci, in via Demostene. Oggi gli studenti sono scesi a 7.942: i “primini“ sono 1.609 e a settembre saranno 1.403 se le iscrizioni saranno confermate. Si chiudono così sezioni, come al liceo Virgilio, che invece deve raddoppiare le aule per il liceo delle scienze umane. Resta, poi, il nodo delle classi-pollaio: se in tutta la provincia di Milano alle superiori la media è di 22 alunni per classe, i numeri - soprattutto nel biennio e nei corsi più gettonati - arrivano a sfiorare anche i 30. Per fare due esempi, al liceo scientifico Bottoni sono 206 le domande di iscrizione.

"Abbiamo formato sei classi da 27 e due da 22 in cui sono presenti due ragazzi disabili e abbiamo accolto tutte le domande di chi ci aveva indicati come prima scelta, ma non riusciamo a inserire chi è rimasto escluso da altre scuole e ci aveva inseriti come seconda e terza opzione perché non ci sono più spazi - spiega la preside Giovanna Mezzatesta -. Ci chiedono, col Pnrr, ambienti innovativi, ma come si fa a fare didattica innovativa con classi pollaio da 30 studenti? Non ci sono molti spazi di manovra".

Classi da 27 anche all’artistico Brera: "Che con i ripetenti rischiano di arrivare a 30 - fa i conti la preside Emilia Ametrano - e ogni giorno devo rispondere a mail insistenti di chi si vuole iscrivere lo stesso. Servono spazi in più per le aule, per i laboratori e per realizzare i progetti di didattica innovativa che ci vengono richiesti con il Pnrr". "C’è poi un ragionamento da fare, in prospettiva, non solo sulla quantità ma sulla qualità degli spazi - aggiunge Maviglia -. Per realizzare le 304 aule in più in alcuni casi sono stati utilizzati spazi dismessi, ma in altri sono stati sacrificati laboratori.

La sfida per il futuro è mettere in relazione locali ed esigenze didattiche. Se poi si farà sentire forte il calo demografico, anche il Ministero invece di togliere sezioni potrebbe rivalutare la loro numerosità". Intanto si cerca di lavorare di strategia nell’apertura di più sezioni degli indirizzi sold-out negli istituti che hanno altri indirizzi che invece iniziano a “svuotarsi“. In quest’ottica, quest’anno, sono state aperte più classi di scienze umane in città e nell’hinterland, come pure dell’indirizzo tecnico informatico. "Cerchiamo di cogliere le sollecitazioni del territorio rimettendo mano al piano dell’offerta formativa", conclude Maviglia.

 

 

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