Per approfondire:
di Andrea Gianni Lui, l’ex calciatore del Milan Robinho, continua a negare la violenza sessuale, sostenendo la versione di rapporti consenzienti. La condanna a nove anni di carcere inflitta in primo grado al 36enne brasiliano e all’amico Ricardo Falco, però, ieri è stata confermata nel processo d’appello a Milano, con una sentenza definita dal legale della vittima, l’avvocato Jacopo Gnocchi, "un esempio per la tutela delle donne, che dimostra che il sistema c’è, quando serve". I due dovranno anche versare 60mila euro alla ragazza, parte civile. Un caso che all’ex rossonero, al secolo Robson de Souza Santos, è costato anche la carriera. La vicenda di recente, con la pubblicazione di intercettazioni, ha provocato reazioni e polemiche in Brasile, tanto che il Santos lo ha messo fuori rosa e Damares Alves, ministra brasiliana dei diritti umani e della famiglia, ha usato parole molto dure nei confronti del calciatore: "Prigione, subito". Robinho non venne mai arrestato, ed è rimasto finora a piede libero in attesa della sentenza definitiva. All’epoca dello stupro, nel 2013, la ragazza aveva 23 anni. Secondo le indagini, l’ex giocatore del Milan e i suoi complici (altri quattro sono irreperibili), la sera del 22 gennaio 2013 avrebbero fatto bere la ragazza fino al punto da renderla incosciente e poi l’avrebbero violentata a turno, senza che lei potesse opporsi, in un guardaroba di un locale notturno della movida milanese, dove la giovane si era recata per festeggiare il suo compleanno. Il sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser aveva chiesto la conferma delle due condanne, smontando nel suo intervento le quattro consulenze tecniche prodotte dalla difesa di Robinho, tra cui una con foto tratte dai social e che puntava a dimostrare che la ragazza era solita bere alcolici. Robinho e i suoi amici, secondo i giudici che hanno emesso la sentenza di primo ...
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