Lo stupro dura una notte intera: "Se parli ti ammazzo"

Milano, per il gip deve restare in carcere perché l’autore della violenza ha una "spinta antisociale alta e disprezza la vita delle donne"

Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

"Incapace di controllare i propri impulsi violenti e la propria aggressività sessuale, spinta antisociale elevatissima e assoluto disprezzo per la vita umana, soprattutto di quella delle donne". Queste le motivazioni con cui il gip Tommaso Perna ha convalidato l’arresto e mandato a processo con rito immediato Oscar Abelardo Santiago Cortes, un 31enne di origine salvadoregna, fermato il 15 novembre scorso con l’accusa di avere violentato la figlia di suo cugino, di 19 anni, minacciandola di morte se si fosse ribellata. Il processo inizierà il 10 maggio davanti alla nona sezione penale di palazzo di giustizia. Nel provvedimento con cui è stato convalidato il fermo ed emessa la misura cautelare in carcere per l’uomo, il gip Tommaso Perna scriveva anche che Cortes aveva una personalità manipolatrice.

«Nell’interrogatorio di convalida del fermo, il 31enne ha negato di avere mai stuprato la ragazza e si è professato innocente". Stando all’indagine della Squadra mobile, coordinata dal pm Roberto Fontana, la notte tra il 14 e il 15 novembre 2020 la ragazza, che vive a casa di una zia, si era fermata a dormire nella abitazione in cui vivono alcuni parenti, tra cui il cugino del padre. La giovane ha messo a verbale che quest’ultimo, dopo averle fatto avances sessuali con messaggi telefonici tempo prima, l’avrebbe raggiunta nella sua stanza dopo cena. "Verso le 23 - è il racconto della ragazza riportato in uno degli atti - è entrato nella mia camera il cugino di mio padre. Io gli ho subito detto di uscire e lui mi ha detto di stare zitta. Mi ha minacciata dicendomi che, se urlavo, mi avrebbe uccisa come ha già ucciso un’altra persona in Salvador". La ragazza sarebbe rimasta in quella casa fino al mattino dopo, poi sarebbe riuascita a fuggire. Qualche ora dopo, si è sfogata via WhatsApp con un’amica che ha chiamato la polizia.

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