Stupro al Parco Nord: "Ubriaca? Un no è sempre no"

La vittima non ha dato elementi utili all’indagine. La pm Mannella: approfittare di chi è in difficoltà è un’aggravante

Il procuratore aggiunto Letizia Mannella

Il procuratore aggiunto Letizia Mannella

Bresso (Milano), 30 settembre 2020 - "Una violenza è una violenza, qualunque sia la persona che l’ha subita. Il no è no. Anche se una donna è in condizioni di ubriachezza o sotto effetto si stupefacenti. Il no è e resta sempre no". Chiarissimo il messaggio che vuole lanciare il procuratore aggiunto Letizia Mannella, a capo del dipartimento fasce deboli della Procura di Milano.

"Da cosa deduciamo noi inquirenti, con l’aiuto dei ginecologi dei centri anti violenza, che le vittime sono davvero tali? Dal fatto che abbia lesioni importanti in diverse parti corpo, magari anche nelle parti intime, del tutto incompatibili con un atto sessuale volontario". Anche se "si limita a fare un ragionamento generale", le parole del magistrato rimandano immediatamente all’ultimo, brutale, episodio di violenza avvenuto nella notte tra sabato e domenica al Parco Nord, terra di nessuno tra Bresso e Milano. A denunciare, una ventenne con un passato difficile che, forse perché aveva bevuto troppo durante la serata o perché era frastornata, non ha saputo descrivere agli investigatori il luogo dov’è stata abusata, né tracciare l’identikit degli aggressori. L’unico elemento certo, è che era uscita con il fidanzato e un amico. Poi il buio. Poco, troppo poco per fornire ai carabinieri di Bresso, che l’hanno trovata ancora sotto choc domenica mattina, una pista concreta da percorrere.

Un aiuto, forse, potrebbe arrivare dalle telecamere che sorvegliano i tanti ingressi del parco. Ma anche così, la ricerca è tutt’altro che facile. Resta il fatto che, come il procuratore aggiunto Mannella tiene a sottolineare, "approfittare di una persona che si trova in difficoltà, sia secondo la comune morale che secondo il diritto penale, costituisce un’aggravante". "Le vittime – sottolinea ancora il magistrato – vanno comunque tutelate e le direttive della Procura di Milano vanno in questo senso". Il lavoro, negli uffici della Procura, non si è mai fermato anche durante il lockdown. E da maggio a questa parte le attività si sono fatte ancora più frenetiche per far fronte a "un’ondata di violenza ancora più “cattiva” di prima". Solo nelle ultime settimane, se si considerano unicamente le violenze sessuali, c’è stato il caso di piazza Gae Aulenti, con l’aguzzino che si è dileguato in monopattino dopo aver approfittato della sua vittima. E ancora lo stupro di una donna che portava a spasso il cane al Monte Stella. "I casi purtroppo sono tanti", conferma il magistrato e magari non tutti finiscono in un articolo o in un servizio televisivo perché per fortuna "ci sono anche tante vittime, tante donne, che riescono a difendersi fino all’arrivo della polizia".

Di certo c’è che il Covid, oltre a tante incertezze sociali ed economiche si porta dietro un’ondata incontrollata di aggressività. "Questo è avvenuto nelle case – racconta il pm – dove mariti e compagni violenti hanno saputo controllare ancora meno la rabbia. Abbiamo visto anche abusi di metodi di correzione sui bambini, più violenze sui minori e un aumento importante dei reati di pedopornografia". Sempre a Milano e nell’hinterland, poi, sono cresciute le violenze nei confronti dei genitori anziani o di altri familiari da parte di persone che abitualmente sono in cura per problemi psichiatrici, ma che per via dell’emergenza sanitaria ha dovuto interrompere le terapie. "L’importante è che le vittime sappiano che possono sempre denunciare – conclude Mannella – e anche chi non riesce a controllare la propia rabbia può andare nei centri anti-violenza e verrà aiutato".  

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