
Strage di Nizza nel 2016
Milano - Una panchina , con una targa "in memoria delle vittime del terrorismo", attende ancora una collocazione. Rimane per ora nel cortile del locale di Eliano D’Agostino, figlio dei coniugi di Voghera uccisi a Nizza nel 2016, che di recente ha chiuso i battenti. Hacker hanno violato i profili Facebook e Instagram creati per tenere viva la memoria dalla moglie di Eliano, Roberta Capelli, che ha ricevuto anche un messaggio con la richiesta di 60 dollari in cambio dello sblocco. Dopo più di sei anni, trascorsi in attesa di avere giustizia, arriverà un primo punto fermo per i familiari delle vittime della strage del 14 luglio 2016. Domani, infatti, si aprirà a Parigi il processo di primo grado sull’attentato che insanguinò le strade di Nizza, uno dei più gravi nella stagione dei raid rivendicati dallo Stato Islamico. Quella sera il terrorista franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni, invase con un tir la Promenade des Anglais a Nizza, travolgendo la folla radunata per i fuochi d’artificio della festa nazionale francese. Fra le 86 persone uccise sei italiani: i milanesi Mario Casati e Maria Grazia Ascoli, i coniugi di Voghera Gianna Muset e Angelo D’Agostino, Carla Gaveglio e il giovane italo americano Nicolas Leslie.
"Il processo servirà anche per arrivare a una chiusura definitiva di questo periodo lungo più di sei anni – spiega Eliano D’Agostino – l’importante è che si concluda in tempi rapidi, e che ci sia almeno una parvenza di giustizia. È trascorso tanto tempo ma non vogliamo che le vittime siano dimenticate, dovrebbe essere costruita una memoria collettiva come per la stagione degli Anni di piombo o delle stragi di mafia". L’attentatore, un balordo attirato dalle sirene della jihad, è morto, ucciso dalla polizia francese dopo l’attentato. Sono ora alla sbarra otto presunti fiancheggiatori e intermediari coinvolti nel traffico di armi destinate all’assassino. In particolare tre uomini (Chokri Chafroud, Ramzi Arefa e Mohamed Ghraieb) risponderanno dell’accusa di associazione a delinquere a scopo terroristico. Da domani, quindi, inizieranno le audizioni dei testimoni, tra cui familiari delle vittime e sopravvissuti all’attentato, che in alcuni casi hanno riportato danni fisici permanenti, oltre al trauma psicologico. Il processo è fondamentale anche per un altro aspetto, quello degli indennizzi per le persone colpite dal terrorismo. Indennizzi già versati dallo Stato francese ai feriti o ai parenti delle persone uccise.
Sul versante italiano, invece, per la completa erogazione delle somme stabilite dalla legge 206 del 2004, oltre a un anticipo già corrisposto, è necessaria una sentenza. Ma il processo si è fatto attendere per sei anni. Un’impasse vissuta anche da famiglie di vittime di altri attentati, invischiate fra burocrazia italiana e giustizia-lumaca oltreconfine. Il ricordo di Roberta Capelli torna a quella notte, alle ore di angoscia e alla corsa a Nizza da Lungavilla, il paese in provincia di Pavia dove vive con il marito e i due figli. Gianna Muset e Angelo D’Agostino, 68 e 71 anni, si trovavano sul celebre lungomare di Nizza in compagnia degli amici milanesi Graziella Ascoli e Mario Casati, quando sono stati travolti dal camion. Il loro appartamento a Nizza è stato venduto. I familiari sono tornati lì per le commemorazioni, sempre più in sordina. In memoria delle vittime la cantante Vania Guarini, voce del gruppo metal Chrysarmonia, ha anche scritto una canzone, “Fast“. "Il nostro motto è “facciamo rumore per creare scalpore“ – spiega Roberta Capelli –. Non dimentichiamo le vittime".