Milano, 18 marzo 2018 - Dieci anni di «Strade sicure». Il 4 agosto del 2008 partiva l’operazione dell’esercito italiano per presidiare il territorio e sorvegliare obiettivi sensibili del nostro Paese. Una missione che ha segnato una svolta per il mondo militare, capace non solo di operare in contesti di missioni internazionali ma anche in uno scenario meno pericoloso ma complicato: la giungla urbana. La novità è che i soldati, come agenti di pubblica sicurezza, possono fermare e perquisire un sospetto.
A Milano gli incarichi non mancano. C’è il presidio di obiettivi fissi come consolati, luoghi di culto e siti sensibili decisi dalla prefettura. E poi i pattugliamenti dinamici, a piedi o coi mezzi, che si svolgono su turni di 24 ore. Sorvegliati speciali Duomo, “movida”, stazioni fereroviarie, senza dimenticare la periferia. Solo di notte le «mimetiche» sul terreno sono circa 130, con il supporto di 40 mezzi. Venerdì sera abbiamo cercato di capire qualcosa di più di «Strade sicure». Salendo a bordo di un mezzo tattico, un Vm90, in compagnia del comandante del complesso minore, capitano Antonio Miccoli. Al suo fianco, due giovani soldati. L’artigliere Luca Bongo, 20 anni, volontario in ferma prefissata di un anno, e il caporale Martina Nirchi, 23enne che è Vpf4, ossia in ferma per 4 anni.
Da febbraio 2017 il raggruppamento tattico Lombardia – che opera a Milano, Bergamo, Brescia e Varese – ha impiegato 3600 soldati (le donne sono circa il 6%, 210) con 850 mezzi. Hanno percorso in un anno un milione e 900mila km, 5.500 km al giorno. In collaborazione con le forze dell’ordine, i soldati hanno contribuito all’arresto di 75 persone e alla denuncia di un centinaio, fermando circa 30 soggetti. Il sequestro di droga ammonta a 2,2 kg.
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro