ANDREA GIANNI
Cronaca

Incuria e debiti milionari, disastro Straberry

Un anno fa il sequestro per caporalato. Corsa dell’amministratore giudiziario per salvare l’azienda: "Soluzione? Affittarla a un imprenditore"

operazione anti caporalato alla Straberry

Milano, 25 agosto 2021 - L’erba alta due metri, gli Ape car colorati un tempo usati per vendere le fragole nel centro di Milano lasciati alla ruggine, fermi senza manutenzione. Stipendi di giugno ancora da pagare, nessuna scorta di concime e, soprattutto, debiti che si sono accumulati. Una situazione "fortemente critica" che a inizio agosto si è trovato davanti l’amministratore giudiziario Vincenzo Paturzo, tornato nelle campagne di Cassina de’ Pecchi dell’azienda agricola Straberry fondata dal nobile bocconiano Guglielmo Stagno d’Alcontres, esattamente un anno fa finita al centro dell’inchiesta della Gdf sulle fragole a chilometro zero coltivate da braccianti stranieri sfruttati "in un clima di terrore".

Paturzo ha ripreso in mano le redini dell’azienda dopo il nuovo sequestro disposto dal gup Domenico Santoro su richiesta del pm Grazia Colacicco. Lotta per far tornare i conti, vendere le fragole ai grossisti e pagare gli stipendi dei circa 30 braccianti stagionali rimasti al termine della stagione estiva, per salvare quello che resta dopo che nei mesi scorsi è stata fatta terra bruciata. Dal primo sequestro è passato un anno, segnato da una vicenda giudiziaria travagliata, da un presente incerto e da un futuro in bilico con la società "prossima allo stato di insolvenza", come aveva evidenziato il gup Santoro. "La strada migliore sarebbe affittare l’azienda a un imprenditore in grado di mettere in campo gli investimenti necessari – spiega Paturzo – ma bisogna garantire almeno tre anni in continuità. L’azienda può essere profittevole, il lavoro non manca". Su Straberry grava però un debito che si avvicina al milione di euro, soprattutto con fornitori, sfociato già in alcuni decreti ingiuntivi, anche se per ora il sequestro scongiura il fallimento.

«Quando ho chiesto al Cda una situazione contabile aggiornata mi hanno risposto che “sono tutti in ferie“ – sottolinea Paturzo – questo è indicativo". I problemi affondano le radici anche nella scelta presa dal gip Roberto Crepaldi (contro il parere della Procura, che ha impugnato il provvedimento al Riesame ottenendo ragione) di revocare il sequestro di Straberry, lo scorso febbraio, visto il superamento delle condizioni di sfruttamento e illegalità, allentando il controllo. Da febbraio la Straberry è passato quindi a un nuovo Cda legato alla proprietà, con Paturzo a svolgere il ruolo di vigilante, e da allora l’azienda sarebbe stata lasciata nell’abbandono. Nessun investimento o manutenzione, la costruzione di bagni e spogliatoi in muratura per i lavoratori rimasta incompiuta. Una mancanza di cura che ha avuto ripercussioni sulla qualità delle fragole prodotte.

La totale "assenza di governance" ha portato un altro giudice a disporre un nuovo sequestro. Ormai, però, restano i danni da riparare. E i lavoratori stranieri, quasi tutti di origine africana, che sotto il giogo del 31enne d’Alcontres venivano costretti anche a turni di 12 ore al giorno e pagati 4.50 euro l’ora? In seguito a un accordo con Cgil, Cisl e Uil sono stati regolarizzati e prendono in media 7.50 euro l’ora, il minimo contrattuale. Ma il destino dei circa 100 stagionali che ruotano attorno alla Straberry è legato all’andamento dell’azienda, e anche all’esito del procedimento a carico di d’Alcontres. Una vicenda emblematica, perché è in gioco alle porte di Milano l’obiettivo di coniugare sostenibilità economica e condizioni dignitose. "La Straberry può funzionare – spiega Giuseppe Rustioni (Uila), uno dei sindacalisti in campo – ma in queste condizioni è difficile andare avanti. La soluzione è affidarla a un imprenditore serio, con le risorse per rilanciarla".