Milano, stilista impiccata in piazza: la verità sul fidanzato

Il fidanzato di Carlotta Benusiglio ha scelto il rito abbreviato: in caso di condanna avrà uno sconto di pena

Carlotta Benusiglio e il fidanzato Marco Venturi

Carlotta Benusiglio e il fidanzato Marco Venturi

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Marco Venturi, 45 anni, accusato di avere ucciso Carlotta Benusiglio, la stilista di 37 anni trovata impiccata con una sciarpa ad un albero nei giardini di piazza Napoli, nella sciagurata notte del 31 maggio del 2016, sarà giudicato con rito abbreviato (che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena). Forse  questa tragica e lunghissima storia di sofferenza è arrivata all’ultimo atto dopo un travaglio giudiziario in cui si è ipotizzato tutto e il suo contrario a colpi di perizie di parte e perizie della Procura e un primo secco verdetto arrivato nel 2017 inaccettabile per la famiglia di Carlotta: suicidio con richiesta di archiviazione da parte del pm. Anche la squadra mobile aveva considerato da subito quella morte come un caso con molte certezze che portavano dritte dritte «a un gesto dimostrativo estremo, finito in una tragedia», misero nero su bianco gli investigatori più esperti.

Il giudice di Milano Raffaella Mascarino, a cinque anni di distanza,  ha formalmente dato atto ieri  dell’ammissione al rito abbreviato e ha fissato nuove date: l’udienza del 19  novembre sarà dedicata alla requisitoria, mentre l’udienza del 14 dicembre sarà riservata alla difesa di Venturi. «Dopo questi lunghi anni - spiegano i due difensori dell’imputato, Andrea Belotti e Veronica Rasoli - finalmente si può celebrare il processo a una persona che vuole solo dimostrare di non essere stato  il responsabile della morte della sua fidanzata».

Nell’udienza preliminare davanti allo stesso giudice, a luglio, era stata dichiarata inammissibile la richiesta della Procura milanese di una nuova perizia medico legale, da svolgere con la formula dell’incidente probatorio, per accertare le cause della morte della stilista. La perizia avrebbe comportato anche altri  accertamenti tecnici irripetibili finalizzati a dare una diversa lettura delle  cause della morte della donna. Specificamente con l’istanza di una nuova perizia medico-legale la Procura aveva chiesto una «nuova e più accurata analisi istologica e istochimica dei campioni contenenti materiale biologico della vittima per accertare la vitalità o meno delle lesioni sul collo della stilista». La difesa di Venturi si era opposta osservando che una precedente perizia disposta nel 2018 dal gip aveva stabilito, ancora, che si era trattato  di un suicidio. E che fosse suicidio lo avevano  sostenuto  anche un altro gip, il tribunale della libertà e la Cassazione, che in tutti e tre i casi avevano respinto la richiesta di arresto per Venturi al quale i pubblici ministeri avevano contestato l’omicidio, molto dopo  averlo  (cinque anni fa) sentito come testimone e poi come indagato, ma “solo“ per istigazione al suicidio

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