Stilista impiccata a Milano: tre anni di misteri

Per la perizia fu suicidio ma le indagini sul fidanzato sono ancora aperte. "Vogliamo sapere la verità"

Carlotta Benusiglio

Carlotta Benusiglio

Milano, 27 dicembre 2019 - Perizie dagli esiti discordanti, complessi accertamenti sul cadavere riesumato e una intricata vicenda giudiziaria che dopo tre anni e mezzo non vede ancora la parola fine. La mattina del 31 maggio 2016 fu trovato in piazza Napoli, a Milano, il cadavere di Carlotta Benusiglio, stilista di 37 anni. La donna era impiccata con una sciarpa a un albero. Aveva trascorso la serata con il fidanzato, Marco Venturi, che ha vissuto nel tempo una vera e propria parabola giudiziaria: da persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio fino ad accusato di omicidio volontario aggravato. Un indagato ancora nel limbo, perché la Procura di Milano sulla base degli esiti degli accertamenti non avrebbe ancora depositato una richiesta di archiviazione del caso o la chiusura delle indagini preliminari, che prelude invece a una richiesta di rinvio a giudizio.

Sul tavolo gli esiti della perizia disposta dal gip Alfonsa Ferraro con la formula dell’incidente probatorio e depositata a luglio 2018. Dalla nuova autopsia sul cadavere riesumato e dagli altri accertamenti i medici legali Elena Invernizzi e Giovanni Pierucci, nominati dal giudice, hanno concluso che Carlotta Benuiglio è morta "con grande probabilità" a causa di una "asfissia prodotta da impiccamento" e sul cadavere riesumato non c’erano lesioni riconducibili ad un "eventuale strangolamento". Nella perizia i medici legali hanno parlato di "natura suicidiaria dell’evento", sulla base di risultati che sembrano scagionare il fidanzato Marco Venturi, difeso dall’avvocato Andrea Belotti. I consulenti della Procura di Milano erano però giunti a una conclusione diametralmente opposta. Carlotta Benusiglio, secondo gli esperti, venne strangolata "con un mezzo naturale ovvero serrando la stessa sciarpa che la donna indossava" e poi venne simulato il suicidio lasciando "il corpo, ormai cadavere, sospeso all’albero".

In un’altra relazione, del consulente dei familiari della donna, assistiti dai legali Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, si sostiene, in modo analogo, che la giovane morì per "strangolamento omicidiario" e poi il corpo venne appeso "per inscenare" un suicidio da parte della donna, che aveva trascorso la serata a bere e litigare con il fidanzato. Lo scenario è quello di una relazione turbolenta, con la donna che in passato avrebbe subito violenze e atti persecutori. E la sorella, Giorgia, ha lanciato più volte appelli per "conoscere la verità" sulla morte di Carlotta, in tre anni e mezzo trascorsi tra misteri, attese e colpi di scena.  

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