Sanità, emergenza personale: duemila specializzandi per coprire i "buchi"

La Regione amplia le responsabilità dei giovani camici bianchi per sopperire alla mancanza di personale

Personale medico al lavoro

Personale medico al lavoro

Milano, 29 ottobre 2019 - La Regione ha deciso di puntare sugli specializzandi presenti negli ospedali lombardi ampliandone le responsabilità e le possibilità di azione all’interno dei reparti. Una scelta che sul piano pratico consente di ovviare, almeno in parte, alla carenza di medici ospedalieri in Lombardia, anche se gli specializzandi continueranno a non figurare nella pianta organica dei presidi sanitari, mentre sul piano politico viene rappresentata dal governatore leghista Attilio Fontana come una via per ottenere autonomia senza dover aspettare che la riforma veda la luce. Sulla responsabilizzazione dei medici in formazione specialistica si era consumato un lungo braccio di ferro tra il Governo guidato da Paolo Gentiloni e la stessa Regione: il primo aveva impugnato la legge lombarda, infine benedetta dalla Corte Costituzionale. Da qui la ripartenza. Nel dettaglio, la delibera approvata ieri dalla Giunta regionale riguarda duemila specializzandi già presenti in quegli ospedali lombardi dove si fa anche formazione, vale a dire: gli specializzandi che hanno alle spalle 6 anni di studio e che sono al quarto o al quinto anno del percorso di specializzazione. La scelta di renderli autonomi spetterà al medico che fa loro da tutor. Dovrà essere proprio quest’ultimo a decidere quali atti medici possano essere compiuti autonomamente dallo specializzando, a garantire il proprio intervento nel caso in cui lo specializzando non riesca ad operare con efficacia e ad individuare i casi clinici che possono essere assegnati ad ogni medico in formazione.

Oggi negli ospedali lombardi lavorano 25mila medici ma il volume di attività è tale che ne servirebbero circa 1.900 in più. Le specialità che più soffrono la carenza di camici bianchi sono anestesia, pediatria, ginecologia, medicina d’urgenza e ortopedia. Problema trasversale alle varie specialità è la difficoltà di avere medici di turno di notte. A soffrire in modo particolare sono i piccoli presidi sanitari perché gli organici sono evidentemente più ridotti e, a differenza di quanto avviene nelle grandi strutture ospedaliere, allo specialista di turno spesso manca la possibilità di lavorare in équipe con altri specialisti nel caso in cui le circostanze lo richiedano.

«Questo provvedimento – spiega allora Fontana – dimostra perché Regione Lombardia insiste nella richiesta dell’autonomia. Vogliamo essere liberi di fare scelte utili per rispondere meglio ai bisogni dei nostri territori e dei nostri cittadini, ma anche al resto del Paese, visto che già altre Regioni hanno espresso la volontà di seguire la strada da noi segnata». «Se da domani – prosegue il presidente della Regione – i nostri specializzandi potranno operare, con una progressiva autonomia, negli ospedali è perché non ci siamo arresi all’impugnativa che, nel febbraio 2018, il Governo Gentiloni aveva depositato, sollevando davanti alla Corte Costituzionale, una questione di illegittimità costituzionale alla nostra legge. Ma la Corte ci ha dato ragione. Questa – avvisa infine il governatore – è la direzione che intendiamo seguire nel caso non dovessero concederci l’autonomia, ovvero: gestire autonomamente le materie previste come concorrenti dalla Costituzione».

Quindi Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare: «Uno dei grossi problemi nei nostri ospedali è la mancanza di personale. Con questa delibera la Lombardia dà una risposta concreta fornendo alle strutture sanitarie indirizzi per la progressiva assunzione di autonomia operativa e decisionale dei medici in formazione specialistica. Tra poche settimane duemila specializzandi saranno più operativi nelle corsie dei nostri ospedali. Tutto ciò non andrà a discapito dell’assunzione di nuovi medici ed è a costo zero perché gli specializzandi già ricevono una borsa di studio».  

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