
In via del Danubio sono intervenuti martedì sera gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale
Sei colpi in aria nel cortile di un palazzo di Bruzzano e per fortuna nessun ferito. L’allarme tra i residenti. E una pista che porta a un detenuto semilibero, regolarmente tornato nel penitenziario di Bollate: Giuseppe Poerio, 31 anni, un curriculum che conta rapine in banca e un coinvolgimento diretto nella faida tra pusher che il 24 aprile 2018 culminò con la gambizzazione di Michelangelo "Miki" Lo Bue.
Stando a quanto ricostruito finora dalla polizia, un uomo è piombato attorno alle 20 di martedì nel condominio di via del Danubio 6 e ha iniziato a sparare, senza mirare a un bersaglio definito. Il trambusto ha attirato l’attenzione di alcuni inquilini, che hanno visto una persona allontanarsi a piedi e poi salire su un’auto.
La chiamata al 112 ha generato l’intervento dei poliziotti delle Volanti: le verifiche sulla targa hanno fatto emergere che il veicolo è intestato a un parente di Poerio, che in questi giorni è in vacanza altrove. A Bruzzano sono arrivati anche gli esperti della Scientifica per repertare i bossoli trovati a terra. Nel frattempo, il trentunenne è rientrato in carcere. Lì, però, avrebbe ricevuto nella notte la visita degli agenti, che potrebbero svolgere accertamenti tecnici sugli abiti che indossava per intercettare l’eventuale presenza di tracce di polvere da sparo.
Detto questo, resta una domanda: perché Poerio avrebbe messo in scena il raid? Ha scelto quell’indirizzo a caso o molto più verosimilmente per mandare un messaggio? C’entrano i vecchi traffici che l’hanno portato dietro le sbarre? Domande a cui dovrà rispondere un’inchiesta appena cominciata.
Nel 2013, i carabinieri lo arrestarono per una serie di assalti a istituti di credito di Milano e hinterland. Nel 2016, gli investigatori della Squadra mobile gli trovarono in casa una decina di divise delle forze dell’ordine, una paletta, lampeggianti, un manganello telescopico, due giubbotti antiproiettile, una 375 Magnum e una Beretta calibro 9x21, 7,6 chili di hashish, 900 grammi di marijuana e 25mila euro. Nel 2019, infine, fu arrestato con l’accusa di aver partecipato all’agguato contro Lo Bue, vittima di un raid a colpi di pistola in via Arsia. Un raid che in primo grado gli costò una condanna a 10 anni e 4 mesi per lesioni pluriaggravate.