
La polizia in piazza Gambara dopo l’omicidio all’interno della panetteria
Milano, 18 febbraio 2025 – Raffaele Mascia è stato intercettato dalla polizia poco dopo le 20 di ieri a Porta Genova, una delle zone che ha sempre frequentato con più assiduità, almeno stando ai controlli che risultano nelle banche dati delle forze dell’ordine. Non a caso, gli investigatori della Questura stavano monitorando con estrema attenzione proprio quella porzione di territorio, convinti che il ventunenne si fosse rifugiato in un’area della città che ben conosceva. Quando è stato fermato, il ragazzo non ha opposto resistenza: stando a quanto risulta, aveva preso la decisione di costituirsi, anche perché era braccato da 48 ore.
Portato in Questura
Il giovane, principale sospettato dell’omicidio avvenuto nel tardo pomeriggio di sabato nella panetteria del padre, è stato portato in Questura per essere sentito dal pm Carlo Enea Parodi e dagli specialisti della Mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo.
Stando alle prime informazioni, non aveva con sé l’arma che avrebbe utilizzato per uccidere il quarantanovenne ucraino Ivan Disar e ferire il connazionale ventiseienne Pavlo Kioresko; gli agenti gli chiederanno di fornire informazioni precise per ritrovare rapidamente la pistola, che non risulta legalmente detenuta.
Mesto pellegrinaggio
Per tutto il giorno, ieri, è andato avanti il viavai di cittadini fuori dalla panetteria di piazzale Gambara. Qualcuno si è fermato a lasciare un fiore o un lumino, appoggiandoli alla serranda abbassata.
“È successo un fatto gravissimo, surreale”, commenta una donna. “Il killer ha sparato alle 18.30 di sabato sera, senza pensare che avrebbe potuto ferire altre persone: a quell’ora era pieno di gente che camminava nell’area pedonale o seduta ai tavolini dell’enoteca di fianco”.
Un cittadino della zona, settantenne, racconta di aver incontrato i due ucraini quel pomeriggio: “Io sono entrato in panetteria casualmente un’ora e mezza prima del delitto. I due uomini erano lì seduti, mangiavano e bevevano allegramente. Erano un po’ brilli, mi hanno invitato a bere con loro anche se non ci conoscevamo”.
L’anziano continua: “Ero appena andato a fare la spesa al supermercato vicino – racconta –. Mi mancava solo il pane: preferivo comprarlo in panetteria. Allora sono andato in negozio. I due ucraini mi hanno invitato a bere vino con loro ma io non amo bere. Loro hanno insistito dicendomi ‘È il nostro compleanno, festeggia con noi’. Io ho chiesto di chi dei due fosse il compleanno e poi mi hanno rivelato che in realtà non era il compleanno di nessuno ma che volevano comunque festeggiare. Mi hanno riempito il bicchiere, ho bevuto un sorso giusto per brindare e poi sono andato via. Ora, se penso che uno dei due è morto quella stessa sera e che un altro è stato ferito, mi viene la pelle d’oca”.
La ricostruzione dell’agguato
A tanti, che ora si avvicinano alla serranda chiusa della panetteria, vengono i brividi al solo pensiero: “Perché fare una cosa del genere? Io non me lo spiego” dice una donna che ha conosciuto il ventunenne quando era piccolissimo, “perché frequentava l’asilo che io gestivo in via Montecuccoli. Oggi non lo riconoscerei. Ricordo il padre, molto introverso. Un grande lavoratore. Una famiglia perbene”.
Stando a quanto ricostruito, l’agguato è scattato attorno alle 18.30 di sabato: il titolare era sul retro a scaldare un pezzo di pizza quando ha sentito gli spari in rapida successione. Il bersaglio principale è stato Disar, centrato quattro volte; Kioresko, probabilmente, è stato preso di mira per bloccare un tentativo di reazione.
Con loro c’era una donna, moldava di 48 anni, corsa in strada terrorizzata, che ha chiesto aiuto ai passanti ed è scappata. Negli stessi secondi, il killer è fuggito dall’uscita secondaria ed è sbucato dal portone dello stabile di fianco, approfittando del caos per allontanarsi senza incrociare gli sguardi di coloro che non avevano ancora realizzato cosa fosse successo.