
di Marianna Vazzana
MILANO
"Per ridurre la velocità dei mezzi motorizzati in città non è pensabile collocare autovelox ovunque. Bisogna ridisegnare le strade restringendo le carreggiate, inserendo dossi come i cuscini berlinesi e riducendo i raggi di curvatura agli incroci, in modo che sia impossibile superare i 30 chilometri (o i 50 in certe strade) per la conformazione strutturale dei luoghi. Puntiamo a “zero morti“ ma anche a “zero multe“". A parlare è Tommaso Goisis, attivista di “Sai che puoi?“, tra le 200 associazioni della rete di “Città delle persone“ che da oltre un anno chiede alle istituzioni "strade sicure, aria pulita e distribuzione dello spazio in strada più a misura delle persone, non solo dei mezzi motorizzati". Ora Goisis ribadisce il concetto, dopo il servizio pubblicato ieri su queste pagine: l’esperimento su strada, per controllare la velocità delle auto ma anche di moto, furgoni e pullman, utilizzando una apposita “pistola-radar“: il dispositivo indica la velocità più alta raggiunta dal mezzo “puntato“ una volta rilasciato il grilletto, con un margine di errore di uno o due chilometri al massimo. Il risultato? In caso di corsie libere da rilevatori di velocità, senza impedimenti come cordoli che restringano le carreggiate o castellane, oppure incolonnamenti di auto che costringano a rallentare, poche volte le regole vengono rispettate. In pieno giorno. Durante l’appostamento, nessuno ha rispettato il limite di 30 chilometri orari nel controviale di via Palmanova (dove lunedì 2 è stato investito e ucciso un pedone, Tommaso Pignataro). Picchi di 95 chilometri orari in via Novara e di quasi 90 in viale Marche. Auto-bolidi pure in via Varsavia, accanto all’Ortomercato.
Altro elemento notato: in via Novara, i ciclisti non hanno utilizzato la pista ciclabile dipinta sull’asfalto ma hanno preferito avanzare sul marciapiedi.
"Lo diciamo sempre anche noi: se le strade fossero sicure, i ciclisti andrebbero sulle piste. Certo è che se le auto avanzano a quella velocità (con picco di 95 chilometri orari in base alla vostra rilevazione), temono di essere investiti". Sono cinque, ricordiamo, i ciclisti investiti e uccisi sulle strade milanesi dall’inizio dell’anno, ai quali si aggiungono 12 pedoni. "Noi – continua Goisis – chiediamo alle istituzioni interventi a tutela di tutti, non solo degli utenti deboli della strada. Chiediamo più ascolto: basti pensare che l’obbligo di sensori sui camion è scattato da poco ma noi ci eravamo battuti per averlo già dallo scorso febbraio, dopo la morte di Veronica D’Incà (uccisa lo scorso 1° febbraio tra piazzale Loreto e viale Brianza, ndr). Dopo la tragedia, a centinaia si erano sdraiati in strada con accanto le proprie biciclette.
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