
L'ingresso di viale Bligny 42
Milano – Per anni è stato uno dei "buchi neri" di Milano, una vergogna a un passo dalla Bocconi dove il benvenuto per gli intrusi erano fischi: quelli degli spacciatori che si lanciavano l’allarme l’un l’altro per la visita inaspettata e sgradita. Ma ora l’ex fortino di viale Bligny 42, che aveva già attraversato un periodo di transizione cambiando pelle, ripulendosi a poco a poco anche grazie all’arte e agli eventi di socialità organizzati nei cortili, si prepara a voltare pagina definitivamente: "Stanno per partire i lavori di riqualificazione urbana", spiega Elio Longo, tra i consiglieri del palazzo. Restyling che sarà affiancato da quello energetico e sismico. Insomma, un altro mondo per questo complesso "che è sui generis, perché il 95% degli oltre 200 proprietari non vi risiede. È come un piccolo villaggio abitato da 700 persone. Soprattutto giovani lavoratori, tra cui rider, ma anche studenti, famiglie e residenti anziani, in viale Bligny da moltissimi anni".
Il percorso per lasciarsi alle spalle il passato è stato lungo e complicato. Ma a detta del consigliere, due elementi hanno fatto la differenza: "Il primo – sottolinea – è stata la posa di telecamere di videosorveglianza attive h24. Sono bastati sette occhi elettronici per scoraggiare i pusher o, comunque, chiunque volesse utilizzare questo posto come covo o luogo per delinquere, perché sapeva di essere osservato". Il secondo cambiamento per conquistare sicurezza e legalità è stato "collocare una guardia notturna, da aggiungere al servizio di portierato diurno. Un costo di circa 40mila euro all’anno, da spalmare tra tutti i proprietari, ma ne è valsa la pena". Molti hanno acquistato gli alloggi come investimento, per poi affittarli. "Docenti, avvocati, professionisti di vari settori".
A giorni spunteranno i ponteggi per la riqualificazione totale, quella che molti definiscono "la ciliegina sulla torta" per questo complesso che risale agli anni Ottanta dell’Ottocento; un fabbricato di due edifici con un totale di 256 unità abitative, sei piani fuori terra e uno interrato. La distribuzione interna è suddivisa in quattro scale, due per ogni edificio, con corridoi interni che conducono ai singoli appartamenti nati come monolocali, in origine con il servizio igienico esterno al piano.
Cosa prevede la riqualificazione? "Innanzitutto verranno realizzati gli ascensori, che qui non ci sono mai stati", evidenzia Longo. In programma anche una nuova facciata con la realizzazione di un "cappotto termico". Per l’efficientamento energetico, arriverà "un impianto centralizzato termico a pompa di calore", mentre adesso ogni unità ne ha uno autonomo. Ci saranno anche nuovi infissi, "completi di schermature interne". Novità assoluta, poi, "l’efficientamento antisismico" con un rinforzo alle pareti perimetrali.
A completare il quadro, la nuova copertura e i nuovi blocchi delle scale, sempre anti sismici. Si prevede poi la ricostruzione degli abbaini. Importante da evidenziare che tutti gli interventi verranno svolti senza allontanare gli inquilini. A cambiare volto, infine, saranno pure i cortili interni, con nuova pavimentazione e nuove luci. L’opera sarà completata entro la metà del 2024.
"Quella di oggi – commenta Chiara Perazzi, ex consigliere di Municipio 5 e tra i proprietari – è l’ultima fase di un percorso di legalità in una zona centrale di Milano, dove criminalità e droga spadroneggiavano, ogni giorno, alla luce del sole, accanto a un ateneo dal prestigio internazionale e a pochi passi dall’Area C. Ci sono voluti diversi anni e un impegno costante del comitato dei proprietari. Ora non posso che essere felice".