NICOLA PALMA; MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Smantellato il laboratorio delle batterie rubate

Blitz della polizia in via Labeone: arrestato quarantenne egiziano, sequestrati 21mila pezzi rubati. L’indagine sui furti a Cityscoot

di Nicola Palma e Marianna Vazzana

L’officina abusiva delle batterie rubate era in un appartamento di via Labeone, a due passi da viale Argonne. Lì il padrone di casa, un quarantenne di origine egiziana, aveva messo su una sorta di laboratorio per dedicarsi, secondo l’accusa, alla rigenerazione delle celle agli ioni al litio rubati ai motorini elettrici della società Cityscoot Italia, che tra 2020 e 2021 ha dovuto far fronte a più di 500 raid e a perdite stimate in circa 650mila euro (al netto di spese legali e costi per investigatori privati e impianti di geolocalizzazione satellitare).

Gli agenti del commissariato Greco-Turro, coordinati dal dirigente Antonio D’Urso, sono arrivati a quell’indirizzo continuando a indagare sulla banda smantellata all’alba di giovedì da un’operazione della Squadra mobile che ha portato 12 persone in carcere. I poliziotti hanno fatto irruzione nell’abitazione e ci hanno trovato 21mila pezzi provenienti dagli alimentatori degli scooter in sharing con la livrea biancazzurra; pezzi da "ricellare", come si dice in gergo, imballare e spedire ai ricettatori sparsi in tutta Italia, come accertato dall’indagine dell’aggiunto Laura Pedio e del pm Antonio Cristillo. Il quarantenne è stato arrestato per riciclaggio, mentre gli altri due connazionali che erano in casa con lui, rispettivamente di di 36 e 38 anni, sono stati denunciati a piede libero.

Non è finita. Sì, perché gli investigatori di via Perotti hanno perquisito anche il luogo di lavoro del nordafricano, il gabbiotto da custode in un palazzo in zona Lorenteggio: lì hanno trovato altre batterie, prosciugando un altro dei canali alimentati dall’organizzazione criminale. Gli accertamenti investigativi sono scattati il 25 febbraio 2021, quando il rappresentante legale di Cityscoot si è presentato in Procura per segnalare l’inarrestabile serie di furti subìti. Agli investigatori, il manager ha spiegato che gli scooter sono alimentati da due batterie, una delle quali (la EP), del valore di mille euro, non è reperibile sul mercato perché progettata e prodotta in esclusiva per la società. Tuttavia, ed era qui il business che ha attratto i ladri, i pacchibatteria, che contengono ognuno 10 celle di ioni al litio, sono "ricellabili", cioè possono essere sostituiti mantenendo intatti l’involucro esterno e le componenti elettroniche. Di più: le celle singole possono essere utilizzate per riparare o alimentare altri prodotti come monopattini, bici elettriche e sigarette elettroniche. Detto altrimenti: una volta rubate, smembrate e rigenerate, hanno mille utilizzi possibili.

Pian piano, i poliziotti della sezione "Criminalità straniera" della Mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Vittorio La Torre, hanno ricostruito l’intero organigramma del gruppo: dai presunti capi Roberto Sposito, Manuel Sanfilippo ed Emanuele Mareschi agli operativi come i fratelli Alessio e Serena Pagana, fino agli acquirenti finali sparsi per l’Italia (a Cerignola la Red Spider 2.0 di Ciro Coscia, a Rovigo Michele Ferrari, a Benevento Mirco Parente, in Brianza Fabio Ciccone, a Livorno Valter Rocchi e in viale Monza Ionut Dorinel Lazar).