Garattini, il signore del farmaco: "Il coraggio della scienza? Andare controcorrente"

Parla lo scienziato italiano conosciuto in tutto il mondo

Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri

Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri

Milano, 5 agosto 2018 - "L'accompagno". Silvio Garattini, 90 anni ("ma li compio a novembre", precisa), lo scienziato che da una vita studia i farmaci coi quali ci curiamo, il ricercatore conosciuto nel mondo per le sue intuizioni e per l’eterno dolcevita, si alza e lascia l’ufficio con vista sulla biblioteca della sua creatura, l’Istituto Mario Negri di Milano. "Vede – riflette – lei e io siamo fortunati perché facciamo il lavoro che ci piace, quello che volevamo fare". Il colloquio era iniziato un’ora prima, alle 13, come previsto.

Professor Garattini, davvero questo è diventato il Paese dove il pregiudizio offusca le menti?

"È il Paese dove sono in molti a portare all’attenzione le loro opinioni. Ho l’impressione che le opinioni contino più dei fatti".

Perché succede?

"Manca il metodo".

Il metodo scientifico?

"Sì, quello. Oggi la Scienza non è considerata parte della conoscenza. Invece contiene il metodo che ci permette di avvicinarci alla comprensione della realtà. Dovremmo preoccuparci di più della Scienza in sé".

Lei applica il metodo scientifico anche quando deve valutare chi ci governa?

"Diciamo che il metodo definisce il modo con cui tu pensi".

E cosa conclude?

"Oggi il livello generale di conoscenza è estremamente basso. Non verifichiamo le cose empiricamente. Prenda il decreto Dignità: ridurre da tre a due anni la durata dei contratti non è il massimo per il mondo della ricerca. Qui, per dire, sviluppiamo molti progetti triennali".

È sui dati che ha formato le sue convinzioni sui vaccini?

"Rivoluzionari. Utilissimi, oltre che molto sicuri".

Che pensa di un ministro che a proposito di vaccini parla di obbligo flessibile?

(Garattini ride)

"Penso questo termine si possa forse usare in letteratura, ma in sé non ha un grande significato". 

Come affronta chi ha pregiudizi?

"Gli dico: fammi vedere i dati su cui fondi la tua convinzione. E le cose si capiscono molto rapidamente, perché spesso i dati semplicemente non esistono. Saltano perfino i normali rapporti tra causa ed effetto".

Qui ci vuole un esempio.

"Quando anni fa l’Adriatico diventò lattescente (effetto), si pensò che era stato l’inquinamento del Po (causa). Però l’anno successivo non accadde, ed era strano perché l’inquinamento non era diminuito. Poi un professore di Trieste ricordò a tutti che già Ovidio (Ovidio!) aveva descritto il fenomeno".

Come andò a finire?

"Male. Il professore si prese gli insulti, passando anche per quello che difendeva chi inquina".

Si dice che lei non usi Internet. È vero?

"Affermazione impropria. Internet è un grande bene. Ma lo stiamo usando male. Ha ragione chi ha più ‘mi piace’, e francamente a me pare strano".

Vale solo il consenso?

"Pare. Ma il massimo del consenso non può essere lo scopo di un ricercatore, e nemmeno il solo scopo di un politico. Un ricercatore deve difendere anche cose che per il comune sentire sono sbagliate".

C’è una cosa che non rifarebbe?

"Credo che avrei potuto avere un tono più dialogante. Sono stato un po’ rigido. Entrare nella mentalità di chi ti ascolta invece ti rende più efficace".

Fondando il Mario Negri ha rischiato?

"Molti di quelli che vennero a lavorare con me avevano un posto fisso, io presto avrei avuto la cattedra. Ma abbiamo deciso di farlo".

Ponderando il rischio col metodo scientifico?

"Quella volta, francamente, non so...".

(e Garattini sorride ancora)

Lei ha una famiglia numerosa. La famiglia aiuta anche nella carriera o la rallenta?

"Quando la famiglia comprende quello che stai facendo allora ti dà una grande spinta. Senza questa comprensione per me sarebbe stato impossibile. La famiglia è stata ed è fondamentale nella mia esperienza".

Ai giovani cosa consiglia?

"Se avete curiosità, allora entrate nel mondo della ricerca. Pensate all’emozione straordinaria che proverete quando, dopo molti errori, vi avvicinerete a quel che possiamo chiamare il Vero (la maiuscola è suggerita dal tono, ma non è detto, ndr)".

Professore, perché lei mangia poco?

"Direi che mangio il giusto, e in genere una sola volta al giorno".

La sobrietà a tavola e nella vita fa bene?

"Se prendo dei topolini e li faccio mangiare liberamente, e ne prendo altri ai quali faccio mangiare il 30% in meno, beh questi ultimi vivono molto di più. Almeno il 20, 25% in più".

Tiene alla salute?

"Credo nella prevenzione. Almeno il 50 per cento delle malattie non piove dal cielo. Siamo noi che ce le procuriamo attraverso le nostre cattive abitudini. Incredibilmente, il fumo è in aumento tra i ragazzi. Vuol dire buttar via la vita. Anche il sonno è importante. Lei dorme?".

Molto poco.

"Invece dovrebbe dormire. Rifletta su due dati. Il primo: il cervello consuma molta energia e produce tante scorie, poi trasportate via da un liquido. Durante il sonno, la velocità di trasporto raddoppia. Dormire non solo riposa, ma consente anche di ripulire il cervello dalle scorie, di fare manutenzione".

E il secondo dato?

"Ogni notte insonne comporta un microscopico danno cerebrale".

Professore, quando smetterà di studiare?

"Dipendesse da me, mai. Ma il problema è il tempo".

Non sia pessimista.

"Guardi, intendo solo dire che in una giornata ci sono 24 ore".

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