Siamo all’asciutto È un grande problema

Enrico

Beruschi

Quello che mi ha detto uno dei nove miei lettori, mentre stavano discutendo dei soliti problemi, tipo ONU, ma più seri "Siamo all’asciutto!". Sul primo momento ho pensato: hanno guardato nel mio portafoglio mentre pagavo i giornali.

Poi mi sono reso conto, che si riferivano alla siccità, che incombe ed asciuga i telegiornali e programmi similari.

Non piove, lo vediamo tutti, anche se i pronostici parlano di temporali a fine settimana: i laghi sono bassi e perfino il Po, che era un fiume serio, si abbassa e mostra le sponde, come se fosse una subrettina dell’ultima ora, come se fosse a Sanremo.

Se piove i fiumi escono e fanno danni, ma abbiamo notato che nessuno approfitta del momento per andare a ripulirli, come facevano i nostri antenati, fino a pochi decenni fa.

Dispiace per i disastri provocati, ma l’acqua ha quasi sempre ragione: è colpa nostra, cioè dell’uomo (tra un po’ anche della donna), che ha costruito dove non si doveva. Penso sempre quando una ventina di anni fa ero in tournée teatrale e arrivammo a Soverato, non guidavo io, ma eravamo soddisfatti della splendida nuova statale a doppia corsia. Uscendo dallo svincolo cominciai a gridare "assassini", tra la costernazione dei colleghi che erano in auto con me. Pochi mesi più tardi successe il famoso disastro: alberi ed arbusti avevano chiuso il passaggio e bastò una forte pioggia per provocare una decina di morti, quando saltò il tappo. Quelli che mi avevano criticato, mi telefonarono per dirmi che avevo ragione, ma io non sono l’ingegnere assassino, sono solo un ragioniere appassionato della natura.

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