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A Milano uno "Speaker’s corner": così i cittadini si sfogano sul palco

Al via a Lorenteggio, il laboratorio gratuito di “Teatro dell’oppresso” aperto a tutti gli abitanti. Un modo per esprimere attraverso il teatro i problemi e “le oppressioni” del quartiere di MARIANNA VAZZANA

Il mitico Speaker’s corner di Hyde Park, a Londra, dove ogni cittadino può sfogarsi delle malefatte del potere e dei suoi problemi di fronte a tutti

Milano, 18 gennaio 2016 - Esprimere attraverso il teatro i problemi e “le oppressioni” del quartiere. Per provare a cambiare la realtà a partire da se stessi. Arrivando a trasformare, in meglio, la vita. Comincia stasera alle 21, alla Casetta verde di via Odazio 7 a Lorenteggio, il laboratorio gratuito di “Teatro dell’oppresso” aperto a tutti gli abitanti. Una specie di Speaker’s corner, angolo di Hyde Park dedicato ai cittadini che vogliono sfogarsi in pubblico. In programma giochi, esercizi, tecniche di recitazione e improvvisazioni. Due incontri al mese, curati dal gruppo teatrale “Sbandattori” e promossi dal Laboratorio di quartiere Giambellino-Lorenteggio.

«Il primo passo - spiega Arianna Lovera, tra i coordinatori – è osservare e ascoltare. Domani sera (oggi per chi legge, ndr) – ci sarà la presentazione dei partecipanti, lavoreremo sulla fiducia reciproca». A poco a poco si arriverà a «esprimere i conflitti, in un contesto protetto. E affioreranno temi e storie». Sarà un lavoro in itinere. In base ai desideri e ai bisogni, si potrà arrivare ad allestire uno spettacolo di “Teatro Forum”, rappresentando su un palcoscenico oppure su una piazza o ai giardinetti una situazione conflittuale, una storia con “oppressori” e “oppressi”, coinvolgendo il pubblico e invitandolo a farsi promotore del cambiamento. «Cosa si può fare in una particolare situazione? Il motore del cambiamento sociale – spiega Lovera – parte dagli oppressi». Un esempio? Ipotizziamo che a Giambellino-Lorenteggio emergano tematiche legate allo stato fatiscente delle case popolari, alle occupazioni, alle difficoltà di convivenza in un quartiere multietnico.

«Si potranno rappresentare queste “oppressioni” con le espressioni del corpo attraverso l’improvvisazione», conclude Lovera. Per capire meglio cosa si intende, bisogna provare. Il “teatro dell’oppresso” è stato fondato da Augusto Boal, regista brasiliano, che ha operato a partire dagli anni Sessanta prima in America Latina e in seguito in Europa. La sua idea ha preso forma in un clima di lotte operaie e contadine, in tempi in cui il regime oppressivo non tollerava l’espressione di critiche né di liberi pensieri. Boal portò il teatro nella vita quotidiana delle persone, mostrando che ognuno può influenzare attivamente gli sviluppi socio-politici. Gli “Sbandattori” hanno messo in scena uno spettacolo sul tema dei rifiuti a Cassina Anna a giugno 2014. Un altro puntando i riflettori sul lavoro non pagato, in occasione del Festival di Teatro dell’oppresso di Napoli, replicato a Torino. A Expo, poi, sono stati protagonisti di un’installazione teatrale sui rifugiati. Per informazioni: sbandattori.wordpress.com; giambellinolorenteggio@gmail.com.