Sette milioni recuperati La Corte dei conti rimette i soldi a posto E addio “spese pazze”

Nel 2022 la magistratura è riuscita a riprendere una maxi somma. Intanto i politici regionali hanno capito come (non) usare i rimborsi. E ora i fari verranno puntati sugli appalti finanziati dai fondi Pnrr

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Da qui in avanti occhi aperti sugli affari legati al Pnrr. Intanto, però, l’ultimo anno è stato decisamente proficuo: quasi 7 milioni e mezzo di euro recuperati "effettivamente" alle casse pubbliche, in esecuzione di "sentenze di condanna definitive" di funzionari infedeli. Parole e numeri offerti dal procuratore regionale presso la Corte dei conti Paolo Evangelista, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile che sui apre proprio oggi.

Altro mezzo miracolo realizzato, quello segnalato dal presidente della Corte Antonio Marco Canu, a proposito della pratica poco nobile (ma assai diffusa in passato) dell’utilizzo improprio dei fondi pubblici assegnati ai gruppi politici della Regione, vicenda battezzata sul piano penale “Rimborsopoli“. "Si segnala il quasi totale venir meno" di questa tipologia di illeciti, commenta Canu. "I pochi casi trattati nel 2022 (5, pari a circa il 4% delle sentenze emesse) si sono tutti conclusi con giudizi definiti con il rito abbreviato. C’è una morale in questo quasi azzeramento delle brutte abitudini di certi politici? "Le pronunce della Corte, connotate da rigorosa interpretazione della normativa ed equilibrata e approfondita analisi dei fatti, assumono particolare autorevolezza nei confronti delle amministrazioni e dei pubblici dipendenti".

Categorie che non sono le uniche, però, tra quelle soggette al controllo della magistratura contabile. Perché ci sono anche i soggetti privati che accedono ai finaziamenti pubblici e che in questa veste, dunque, sono altretttanto soggetti alla vigilanza della Corte. Esempio eclatante – solo a livello di accusa, per ora – emerso nel 2022: la vicenda che riguarda l’incentivo pari a 60 milioni e rotti di euro percepito da una società pavese per la produzione di energia green. Peccato che, come emerso nelle fasi del procedimento aperto anche a livello penale, quella società avrebbe ottenuto i denari "a fronte di documentazione, ritenuta falsa, circa la “provenienza del combustibile di biomasse legnose”". Fra l’altro, lo scorso anno (e tuttora almeno fino a fine giugno) l’attività di controllo della Corte dei conti sui dipendenti pubblici sta procedendo a mezzo servizio, visto lo “scudo“ introdotto a suo tempo dal “decreto semplificazione“ che consente alla Corte di intervenire solo se il danno erariale sia stato "dolosamente voluto". "È l’alibi della cosiddetta “paura della firma“", osserva il procuratore regionale Evangelista. Senza la protezione dello scudo erariale – è stata la vulgata comune – gli amministratori pubblici non si sarebbero assunti la responsabilità di attuare i progetti del Pnrr. Però, attacca Evangelista, stando al Sole 24 ore, "nei primi 11 mesi dell’anno scorso meno di un sesto dei progetti finanziati dal Pnrr si era trasformato nell’avvio vero e proprio di una gara, le aggiudicazioni non arrivavano al 5% e, soprattutto, i bandi di gara nei Comuni viaggiavano alo stesso ritmo dell’anno precedente". L’alibi della “paura dellla firma“ sembra insomma non reggere.

Mario Consani

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