CLAUDIO NEGRI
Cronaca

Sesto-Atene e l’Olimpo dell’amore

Negri Lui aveva ben presente il muro cieco, a Sesto San Giovanni, sempre madido di perturbazioni atlantiche. "Sono cresciuto guardando quel...

Negri Lui aveva ben presente il muro cieco, a Sesto San Giovanni, sempre madido di perturbazioni atlantiche. "Sono cresciuto guardando quel...

Negri Lui aveva ben presente il muro cieco, a Sesto San Giovanni, sempre madido di perturbazioni atlantiche. "Sono cresciuto guardando quel...

NegriLui aveva ben presente il muro cieco, a Sesto San Giovanni, sempre madido di perturbazioni atlantiche. "Sono cresciuto guardando quel muro, c’era anche una sottile striscia di cielo, ma forse mi sbaglio. Però un giorno ho visto la luce di marmo del Partenone e mi sono perfino commosso, peggio di un romantico inglese al Grand Tour. Perché lassù in cima ad aspettarmi, e non lo sapeva né lo sapevo io, c’era la donna della mia vita". Amiche e amici, colleghe e colleghi, chi in vita e chi già andato avanti, ci hanno regalato e ci regalano le loro piccole e grandi epifanie, il manifestarsi cioè del bello, del bizzarro, dell’imponderabile. Restano qui anonimi i protagonisti che andiamo collezionando da sempre, proprio come gli irlandesi di una volta, con cento canzoni ciascuno nel cuore. Da suonatori orecchianti come forse solo a Melzo ce ne sono ancora, ci viene in mente l’epifania muta e testarda di un antico concittadino, non a caso soprannominato Tarzan, che andò ottant’anni fa dall’Adda a Venezia remigando di mani e di piedi su uno pneumatico. Un grosso pesce, contrario all’impresa, gli morse via uno zigomo. Ferito ma vegeto, Tarzan venne accolto con tutti gli onori dalla Serenissima e dal Doge; pardon, dal sindaco. Altri orecchianti hanno in eterno cantiere scalate sognanti: "Quando batto nella roccia il chiodo e il rumore si fa sempre più acuto..." mentre altre, con fiero cuore di donna, raccontano di pastori erranti per la Martesana o per la Val di Sole "dove l’aroma della resina degli abeti si sposa col cielo della notte: aroma di stelle". Chiude l’antologia l’amico sestese: "Per amore, negli anni Ottanta facevo in macchina Milano-Atene traversando i Balcani. Mica una passeggiata, eh. Ma mi piaceva. Una volta, all’alba, ciucco di stanchezza, mi sono addormentato al volante. Ero alle pendici dell’Olimpo e mi piace pensare che qualche dea benevola, tipo Atena, fosse venuta in soccorso: stavo sognando di guidare, proprio. Mi sono svegliato di colpo, giusto sul ciglio della scarpata". Mentre si andava illuminando del primo sole la cima dell’Olimpo. "Dove eterna fluisce la luce".