Il Milan, la droga e la politica: scovato il tesoro dell’ultrà-narcos

Sequestro da un milione a Luca Lucci

Un'immagine di Lucci allo stadio

Un'immagine di Lucci allo stadio

Milano, 27 giugno 2019 - Un tesoro da un milione di euro. Che il “Toro” non fosse solamente un capo ultrà del Milan si sapeva almeno dallo scorso anno, quando era stato arrestato per spaccio, patteggiando poi un anno e sei mesi di pena insieme ad altri. Ma i riflettori degli inquirenti milanesi sul trentasettenne Luca Lucci - ufficialmente un semplice elettricista - non si sono spenti con la chiusura del fascicolo penale. E ora è scattato il sequestro dei suoi beni. Lucci è un volto noto. A dicembre uno scatto nell’Arena civica lo ritraeva alla festa dei supporter della curva sud insieme al ministro dell’Interno Matteo Salvini, fra mille polemiche. Dopo i guai con la giustizia, ora una nuova tegola. Perché più che allacciamenti e quadri elettrici a sostenere il suo tenore di vita dispendioso - secondo l’Anticrimine della Questra e della sezione Misure di prevenzione del Tribunale, guidata da Fabio Roia - contribuiva largamente il traffico di droga. Non un fatto occasionale, ma un sistema organizzato che partiva dai contatti con le bande che riforniscono la città e approdava direttamente nella lucrosa e affollata piazza dei fan del calcio milanesi.

Da qui, la decisione di mettere i sigilli a un complesso immobiliare di recentissima costruzione, due piani con autorimessa nella Bergamasca, oltre a un’Audi Q5, l’auto su cui Lucci viaggiava, e poi a conti correnti e - soprattutto - alla gestione del “Clan 1899”, lo storico ritrovo degli ultrà del Milan a Sesto San Giovanni. Non un semplice locale, ma per i magistrati la vera base del commercio di droga. Il “Clan 1899” era secondo il tribunale la «base operativa per riunioni» su traffici di stupefacenti «e per consegne-ritiri» della droga e «vede una costante affluenza di pregiudicati di elevato spessore criminale» anche «inseriti in contesti di criminalità organizzata», così si legge nel provvedimento. Quella contro Lucci è la prima applicazione in Lombardia di una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un esponente del tifo organizzato. E non all’esponente di un clan malavitoso insediato al Nord. Il “Toro” per la polizia, quindi, non è un pesce piccolo. A maggio del 2018, come già ricordato, era stato arrestato per spaccio di stupefacenti in concorso con altri pregiudicati. In quell’occasione erano stati sequestrati 600 chili tra hascisc, marijuana e cocaina e il capo ultrà era stato ritenuto il contatto dei trafficanti balcanici per portare la droga a Milano attraverso la Spagna. Il suo curriculum è infarcito di precedenti, anche non legati al mondo degli stupefacenti. Fin da giovanissimo avrebbe infatti allacciato rapporti con la criminalità organizzata legata al mondo del traffico di droga. Ma ha al suo attivo anche reati contro la persona, commessi in relazione al mondo della curva e alla spesso sbrigativa risoluzione dei conflitti fra gruppi e squadre.

Colpito tre volte dal Daspo, è stato anche condannato a 4 anni per l’aggressione nel derby del 15 febbraio 2009 ai danni dell’interista Virgilio Motta, che perse un occhio e in seguito si suicidò. Ora si è arrivati al sequestro del suo patrimonio proprio indagando sui legami fra i soggetti di spicco della tifoseria e le organizzazioni criminali che gestiscono il mercato della droga.

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