"L’ospedale fa la cresta sulle valvole"

Sequestro da 34,7 milioni di euro a carico di società del Gruppo San Donato

L’ingresso dell’ospedale San Raffaele di Milano

L’ingresso dell’ospedale San Raffaele di Milano

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Parlavano di una «cresta sulle valvole aortiche», in una conversazione intercettata dalla Guardia di finanza, l’ex responsabile dei servizi di farmacia di vari ospedali del Gruppo San Donato Mario Giacomo Cavallazzi e Massimo Stefanato, all’epoca rappresentante dell’ufficio acquisiti del San Raffaele. Materiale raccolto nel 2017 dalle Fiamme gialle, coordinate dal pm Paolo Storari, che hanno individuato una nuova presunta truffa ai danni della Regione, dopo l’affaire dei farmaci. Se in quel caso la «cresta» per gli inquirenti consisteva in rimborsi ottenuti da ospedali del GSD per medicinali acquistati, omettendo di indicare gli sconti praticati dalle case farmaceutiche e incassando dalla Regione l’importo pieno, al centro del secondo filone ci sono le protesi. «Il nostro professor C. ha detto che l’ospedale San Raffaele fa la cresta sulle valvole aortiche per via delle note di credito. Non si spiega perché tale importo non venga girato alla Regione», diceva Cavallazzi a Stefanato. Nel primo filone, la presunta truffa da 10 milioni di euro sui farmaci, il pm ha già chiesto il processo per cinque società del Gruppo San Donato, tra cui il San Raffaele, oltre che per Stefanato, Cavallazzi (non indagato nella nuova inchiesta), tre ex manager della farmaceutica Mylan spa, uno della Bayer, la stessa casa farmaceutica e Novartis Farma spa. 

Nel secondo filone la Gdf ieri ha eseguito un sequestro da 34,7 milioni di euro a società del gruppo ospedaliero: l’ipotesi è che ci fosse un sistema “fotocopia“, sul quale sono ancora in corso indagini che coinvolgono Stefanato, il San Raffaele, il San Donato, il Galeazzi e altri cinque ospedali del GSD, consistito nell’acquistare, si legge nell’imputazione, «da vari fornitori endoprotesi a prezzi di mercato», farsi «rimborsare da Regione Lombardia il costo sostenuto per l’acquisto» «omettendo di indicare le note di credito ricevute dai fornitori a scomputo del prezzo a seguito del raggiungimento di alcuni obiettivi di acquisto».

Nel decreto di sequestro è riportata anche la testimonianza dell’ex dg del Welfare Luigi Cajazzo, che spiega come nel 2019 «ci siamo resi conto» della necessità di cambiare le regole prevedendo, «in materia di rilevazione e rendicontazione delle endoprotesi, la revisione dei costi medi per ogni singolo dispositivo con la comunicazione anche della scontistica al fine di rilevarne il costo effettivo». «Il GSD ha sempre operato nel rispetto della legge» e delle «indicazioni» della Regione, replicano dal gruppo privato, aggiungendo che «nessun parallelismo può esistere» tra la vicenda dei farmaci (a quanto si apprende il GSD ha restituito alla Regione i 10 milioni, senza tuttavia rinunciare a difendersi nel processo) e quella delle protesi, per la quale «emerge esclusivamente un profilo di natura amministrativa per il quale pende già un ricorso proposto da GSD davanti al Tar Lombardia. Si tratta di vicende risalenti nel tempo e riguardanti soggetti da tempo estranei al Gruppo (Stefanato e Cavallazzi sono stati allontanati dopo l’inchiesta sui farmaci, ndr). Il Gruppo si batterà in ogni opportuna sede per l’accertamento della verità, di cui non ha timore». 

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