Pantigliate, sequestrato tre giorni per un debito di droga

Un 23enne marocchino è stato picchiato e tenuto chiuso in un container a Pantigliate per sei etti di cocaina da 25mila euro

Carabinieri nella cascina del sequestro

Carabinieri nella cascina del sequestro

di Massimiliano Saggese

Ruba la droga ai “soci”, 6 etti di cocaina, valore 25mila euro, e loro per recuperare i soldi lo sequestrano e lo rinchiudono in un container all’interno di un cascinale per tre giorni, ma lui riesce a scappare. L’ostaggio è stato ritrovato da una pattuglia di carabinieri avvisati da alcuni cittadini che l’altra sera avevano notato quel ragazzo sanguinante e malconcio per strada.

È stato lo stesso pusher, un 23enne di origini marocchine, irregolare, di Milano, pregiudicato, a indicare i responsabili della sua cattura, si tratta degli uomini con cui fa loschi affari nelle campagne di Pantigliate. È bastato poco agli investigatori di Pioltello e ai colleghi di San Donato per risalire ai primi due membri della banda, entrambi con precedenti, molto noti in zona: si tratta di un romeno 35enne e di un italiano 32enne, entrambi residenti a Cascina Molino di Sopra, proprio quella usata come prigione dopo lo sgarro.

Il pusher era stato legato con fascette da elettricista, sia ai polsi che alle caviglie. È stato lui a indicare il complesso nelle campagne al confine con Cassignanica di Rodano passato al setaccio dai militari. Si è rivelato la base dello spaccio in zona, ci si arriva dalla Sp 182, difficile sospettare che dietro al cancello verde con gli oleandri in fiore e i vasi alle pareti si nasconda un covo per traffici sporchi. Ma sotto questa parvenza perbene c’è dell’altro: all’interno sono stati trovati un fucile calibro 22 con matricola, ma irregolarmente detenuto, e una roncola. Armi usate per minacciare il rapito, picchiato a più riprese, dal quale gli amici pretendevano la restituzione del denaro per la fornitura di stupefacenti sparita. C’erano anche una piccola quantità di droga e 875 euro in contanti, oltre a un bilancino di precisione, scoperti dalle unità cinofile. I carabinieri hanno anche individuato il cassone dove il 33enne è stato rinchiuso, per terra tracce di sangue e i lacci con i quali è stato immobilizzato, riscontri essenziali del suo racconto. I rapitori gli avevano lasciato la possibilità di usare solo una mano ed è grazie a quella che è riuscito a scappare e a chiedere aiuto. È caccia all’uomo, restano da rintracciare gli altri tre protagonisti della spedizione punitiva, frutto dello sgarro che ha fatto saltare un copione consolidato: da Milano ai boschi della provincia, appoggiandosi al “giro” di casa per piazzare la roba. Ma stavolta qualcosa fra i pusher che si spartiscono la piazza è andato storto. Il capo voleva fare la cresta e gli altri hanno deciso di fargliela pagare. Il ferito è stato accompagnato al Policlinico e dimesso con una prognosi di 7 giorni, i due fermati invece sono in cella a San Vittore. Per entrambi l’accusa è di sequestro a scopo di estorsione.

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