La tragedia del residence Linate: in due verso il processo. Un 24enne morì intossicato dal monossido

Segrate, prima della fuoriscita letale, che ha ucciso Francesco Mazzacane, la caldaia aveva avuto delle microesplosioni. La perizia inchioda albergatore e idraulico

I rilievi dei carabinieri e nel riquadro la vittima, Francesco Mazzacane

I rilievi dei carabinieri e nel riquadro la vittima, Francesco Mazzacane

Segrate (Milano) – Il 6 novembre 2022, tre giorni prima dell’incidente, "si erano verificate altre due microesplosioni" dopo una serie di blocchi e malfunzionamenti nelle settimane precedenti, ma la caldaia non era stata spenta in attesa di un intervento risolutivo. Il 2 novembre era stato anche aumentato il funzionamento "sia in termini di potenza che di prolungamento temporale" di quell’impianto settandolo "oltre che per la produzione di acqua calda sanitaria, anche a servizio di riscaldamento". Un insieme di misure di sicurezza, norme e allarmi ignorati, secondo le accuse, fino al giorno di una tragedia che poteva essere evitata, nel residence Linate a Novegro, frazione di Segrate nei pressi dell’aeroporto.

Il 9 novembre 2022 il monossido di carbonio, a causa del distacco del condotto di evacuazione dei fumi, ha saturato il locale caldaia e, attraverso il soffitto, ha proseguito la sua corsa verso l’alto invadendo la stanza al piano superiore, la camera numero 68, dove stavano dormendo il 24enne Francesco Mazzacane e il compagno Pietro Caputo, 21 anni, entrambi originari della Campania. Mazzacane è morto mentre Caputo, rimasto gravemente intossicato, è sopravvissuto all’incidente.

La Procura di Milano aveva aperto un’inchiesta e ora, sulla base degli esiti della consulenza tecnica affidata all’ingegnere Federico Viganò e ai Vigili del fuoco, il pm Isabella Samek Lodovici ha chiesto il rinvio a giudizio del 70enne legale rappresentante della società proprietaria del residence e per l’idraulico moldavo di 41 anni che si occupò dell’installazione e della manutenzione della caldaia. Sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose, e il prossimo 26 settembre compariranno davanti al giudice per l’udienza preliminare.

Caputo e i familiari di Mazzacane, tutti assistiti dallo Studio3A-Valore Spa, hanno intenzione di costituirsi parti civili, per chiedere "giustizia" e "condanne consone alle gravi e colpevoli condotte contestate". Il titolare della struttura, nel marzo 2021, secondo la Procura aveva fatto installare la caldaia in un locale interrato "senza adeguarlo ai requisiti tecnici e di sicurezza necessari", incaricando dei lavori l’idraulico 41enne, "persona tecnicamente priva della necessaria competenza e preparazione", invece di rivolgersi a un centro specializzato. Impianto fuorilegge che non sarebbe stato neanche collaudato. Fino a quando, probabilmente a causa di errori nell’installazione, sono emerse "anomalie del sistema di accensione del bruciatore". La caldaia, infatti, andava continuamente in blocco, "con frequenti microesplosioni che provocavano il distacco di sezioni del condotto di evacuazione dei fumi che non veniva più correttamente riparato o riposizionato". Nessuno si sarebbe preoccupato di spegnere l’impianto e di pianificare un intervento, nonostante i rischi per gli ignari ospiti della struttura, fino a quando è avvenuto il disastro.

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