PIERO
Cronaca

Se i nubifragi uccidono anche gli alberi, l’arte li salva

A Milano, l'idea di trasformare alberi abbattuti in opere d'arte per sensibilizzare sulla relazione uomo-natura e sui cambiamenti climatici prende forma, ispirata dall'esempio dei parchi di Lugano. Un'iniziativa che invita alla riflessione su un legame prezioso destinato a subire ulteriori danni da futuri eventi meteorologici.

Lotito

I danni da maltempo sono ormai così frequenti anche a

Milano, che quasi non riusciamo più a distinguere i più gravi dai sopportabili. Per una rinfrescata di memoria, è bene segnalare il nubifragio del 25 luglio dello scorso anno, quando migliaia di alberi (5.426, per la precisione di chi, chissà come, li contò) furono abbattuti da formidabili raffiche di vento. Una ecatombe, un disastro fin lì inimmaginabile, che però fece riflettere su come utilizzare tutto quel legname giacente nei parchi e lungo i viali. Agli svizzeri saranno allora fischiate le orecchie, perché qualcuno di Palazzo Marino o dintorni aveva avanzato l’idea di affidare i tronchi crollati ad artigiani e imprese, perché ne facessero opere e manufatti da collocare negli stessi luoghi dello scempio. Una soluzione, questa, da tempo adottata nei parchi di Lugano, dove i tronchi degli albero morti o malandati o sciancati dai temporali viene affidato a un artista, che vi lavora sul posto e ne fa un’opera che, sotto diversa forma, continua a fare compagnia ai cittadini. Come che fosse, l’idea venne recepita, e fu emesso un bando che nei mesi scorsi ha portato alla selezione di tredici opere.

Non sappiamo a che punto sia la "trasformazione", ma certo era giusta l’iniziale considerazione che le opere invitassero i milanesi alla riflessione sul rapporto tra uomo e natura e sugli effetti del cambiamento climatico. Altri temporali ipertrofici purtroppo verranno, e altri alberi pagheranno il peggioramento di questo rapporto. Un albero è compagno di vita, presenza preziosa nella solitudine dell’uomo. Non a caso, nel suo capolavoro "Aspettando Godot", Samuel Beckett stabilisce un fondale di avvio memorabile per una presenza assoluta: "Strada di campagna, con albero". Senza quell’albero, la scena della nostra vita perde significato.