Occupate cinque scuole. Ma prima del blitz tampone per tutti

Milano, operazione “a cascata” per gli studenti. La sicurezza è garantita con la mamma medico

Scuole occupate (L'Ego-Hub)

Scuole occupate (L'Ego-Hub)

Milano, 16 gennaio 2021 - «Occupazioni a cascata": lo avevano preannunciato gli studenti delle scuole superiori milanesi, dopo il primo blitz e la notte passata al liceo classico Manzoni, l’apripista. E così, dopo neppure 24 ore, Milano è stata risvegliata dai cori studenteschi: dal classico Tito Livio allo scientifico Volta, un cortile occupato dopo l’altro, fino alla seconda notte trascorsa a scuola, questa volta al Correnti-Severi, sotto i grattacieli di CityLife. Occupazione sì, ma solo dopo un tampone rapido. Hanno fatto pure una colletta ad hoc: "Ci sono costati 500 euro, quando invece dovremmo averli gratis per poter tornare a scuola in sicurezza", ricordano mentre, in coda, si sottopongono al test nell’“aula Covid“ dell’istitutoUna mamma medico, finito il turno in ambulatorio, si è messa a disposizione, ovviamente gratuitamente. Il comitato Priorità alla Scuola ha sposato l’iniziativa: "Abbiamo voluto un’occupazione in sicurezza – ricordano – i ragazzi ora sono una “bolla”, non possono esserci focolai". Qualche maggiorenne si è presentato al punto tampone di via Novara, una trentina di ragazzi lo ha fatto sul posto prima dell’assemblea in palestra. Da dove però in 30 non sono più usciti: l’occupazione in piena regola è Covid-free.

"Non ci muoviamo da qui fino a quando non ci daranno risposte per un rientro a scuola in sicurezza e definitivo – dice determinata Paola, del collettivo del Severi Correnti –. La preside ha appoggiato la mobilitazione del mattino, con le lezioni in cortile. Altri presidi condividono le ragioni delle nostre proteste. Ovviamente non possono autorizzare un’occupazione, ma noi non ci muoviamo: stiamo semplicemente dimostrando come si possa tornare in classe in sicurezza". Si sono fatti passare i sacchi a pelo dalla recinzione insieme alle “schiscette“. Al mattino, già con sacchi a pelo, cibo per due giorni e materassini al seguito, si erano presentati dall’altro lato della città anche i liceali del Volta. Approfittando dell’ingresso di un professore, i ragazzi sono riusciti a tenere la porta aperta, ma a bloccare “fisicamente” l’entrata è stata una collaboratrice scolastica che, nonostante avesse una stampella, non si è fatta intimidire. "Non ce l’abbiamo con voi, vogliamo tornare a scuola, fateci entrare", hanno urlato gli studenti. Che fino all’arrivo degli agenti della Digos hanno tenuto aperta la porta aiutandosi con i piedi e sedendosi. Dopo una trattativa col preside Domenico Squillace si è sbloccata la situazione: assemblea concessa e didattica a distanza dal cortile della scuola. Occupazione sì, ma a metà. Alle 16, i trenta ragazzi sono usciti dall’istituto a piccoli gruppi accolti con slogan e applausi da un presidio di genitori e studenti, organizzato in poco tempo. Il dirigente scolastico non ha nascosto di "capire e condividere le motivazioni dei ragazzi" ma ha sottolineato che "questa modalità non è tollerabile adesso". "Continuiamo a lavorare incessantemente per loro, io ero disposto ad aprire le mie aule se fosse stato permesso", ribadisce Squillace.

“Occupazione“ del giardino anche al Tito Livio, "tradotta poi in sit-in", ricorda il preside Giorgio Galanti. Sono entrati nei cancelli in trenta, tutti con le mascherine, e con lo striscione al seguito: "Scuole aperte in modo sicuro. in classe c’è il nostro futuro". I bidelli hanno misurato la febbre a tutti. "E ci siamo messi al lavoro – spiega Alice, maturanda –. Abbiamo dato vita a un documento programmatico per un rientro in sicurezza, che abbiamo condiviso con tutti gli altri studenti, i docenti e il preside. Tutti potranno dare il proprio contributo, stiamo raccogliendo le istanze". Si lavora, si canta “Bella ciao”, “Il gatto e la volpe”. «Perché ci mancano anche i momenti di socialità della scuola – confessa Alice – che potrebbero essere fatti in tutta sicurezza e nel rispetto delle normative". Nel pomeriggio sulla via si è formato un presidio con altri studenti, genitori, docenti. E via di “microfono aperto”, fino alla chiusura della scuola: si torna a casa. Ma si “ventilano“ altri blitz, a catena, nelle scuole milanesi. "In questi giorni si rievoca questo “parolone”: occupazione – ricorda il preside Galanti –. Anche se chi, come me, ha vissuto le occupazioni del passato sa bene che oltre alle modalità, diverse, negli anni ’60 e ’70 preside e docenti erano spesso dall’altra parte della barricata. Adesso siamo dalla stessa parte: c’è una scuola da ricostruire dalle macerie, insieme, ascoltando".  

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