Milano, la denuncia: "Niente scuola per nostro figlio, così i disabili sono senza futuro"

Manca l’accompagnatore per andare in bagno, l’odissea di una famiglia. Rimpallo fra uffici e lo 'schiaffo' dell’assistente sociale: dovete iscriverlo a un centro diurno

Loredana e Livio Pacciani

Loredana e Livio Pacciani

Milano - "Iscriva Lorenzo al centro diurno, non a scuola". Il consiglio dell’assistente sociale del Comune è una pugnalata alle spalle per Loredana e Livio Pacciani. La coppia di Affori, - lei, 45 anni impiegata da un commercialista, lui, 50, contabile della Cattolica, - ha un figlio disabile di 14 anni.

A giugno otterrà la licenza media e come tutte le famiglie alle prese con la scelta delle superiori, a inizio anno, i genitori e il ragazzo si sono guardati intorno. La decisione era quasi obbligata, il giovane studente ha una passione per la cucina e così hanno finito per consegnare l’iscrizione al professionale Piamarta di via Pusiano. "Dove siamo stati accettati – racconta la mamma – ma c’è stato subito il problema dell’assistente personale, che dovrà aiutare mio figlio ad andare in bagno". Una figura garantita negli istituti statali, ma non in quelli accreditati dalla Regione, come questo. "Così è cominciata la nostra odissea. La scuola si è mossa per rimediare e noi anche. Siamo abituati a combattere per vedere riconosciuti a Lorenzo diritti che per gli altri sono acquisiti".

Loredana passa da un ufficio all’altro, fra municipio e Pirellone, scrive decine di email, "mi sono sentita una pallina da flipper, mi hanno rimbalzata più volte. Ci siamo ritrovati in mezzo a uno scaricabarile che nasconde la verità più amara: tutti parlano di handicap, ma nessuno se ne occupa davvero e noi siamo lasciati soli con i nostri problemi". "Lorenzo ha la possibilità di costruirsi un futuro, - spiega il papà - di conquistare un pezzo importante di autonomia ma anche di dignità, il lavoro è anche questo. E sarà fondamentale quando noi non ci saremo più e proprio le istituzioni ci dicono di rinunciarvi: è inaccettabile". Ancora di più alla luce della prova che lo studente ha sostenuto in cucina: "È andato benissimo, ama stare ai fornelli, gli riesce perfettamente".

Una sofferenza fetale alla nascita ha cambiato per sempre la sua vita. "Non abbiamo mai accettato la ‘Serie B’ – spiegano i genitori – dove spesso i ragazzi come lui vengono relegati nonostante tutti i nostri e i loro sforzi. Al nido privato dove siamo stati costretti a iscriverlo quando era piccolo non c’era sostegno, nel pubblico, sì: discriminazioni assurde. E oggi la storia si ripete". Risultato: "A settembre non sappiamo se ci sarà qualcuno ad aiutarlo. In certi casi la tutela dei diritti dei più fragili dovrebbe essere preminente. E non a parole. Una cosa è sicura: nostro figlio andrà a scuola. Deve costruirsi la sua strada, da questa possibilità si misura lo stato di salute di una società: mamma e papà non sono eterni".

 

 

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