
Manifestazione davanti al Palazzo di Giustizia in occasione dello sciopero dei magistrati a Milano, 27 febbraio 2025 (Ansa/Mourad Balti Touati)
Milano – Nel giorno dello s
ciopero dei magistrati contro la riforma della giustizia voluta dal Governo, oltre un centinaio tra giudici e pubblici ministeri si sono ritrovati davanti al Tribunale di Milano esponendo coccarde tricolore e innalzando copie della Costituzione della Repubblica. La protesta, indetta dall’Associazione nazionale magistrati, ha trovato eco in tutte le città d’Italia. Uomini e donne di giustizia hanno esposto due striscioni con pensieri di Piero Calamandrei – padre costituente – e distribuito volantini ai passanti con illustrati gli effetti sulla giustizia in caso di approvazione definitiva della riforma.“Questa riforma non rende più efficiente e veloce il processo penale, ed è questa la prima grande emergenza del nostro sistema e anzi nel medio e lungo periodo aggraverà la situazione. Con quale personale amministrativo e con quali risorse la affronteremo?”, ha detto in un lungo intervento il presidente della Corte d’Appello di Milano, Giuseppe Ondei.
“Questa riforma non inciderà in alcun modo sul sistema della giustizia, ossia sulla sua efficienza, che è ciò che serve. Noi non siamo qui per contestare il governo – ha aggiunto – ma per dare il nostro punto di vista tecnico. Due terzi dei processi sono cause civili e non riguardano questa riforma. Io di un giudice autonomo e indipendente, a cui un pubblico ministero non autonomo e non indipendente sottopone cause, non so cosa farmene”.
Per Manuela Andretta, presidente della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, “lo scopo dello sciopero odierno è proprio quello di esprimere il pensiero critico della magistratura su questo disegno di riforma costituzionale e quindi andare a evidenziare quelli che secondo noi sono le possibili distorsioni dell’ordinamento giuridico che questa riforma costituzionale, così come è stata disegnata, potrà comportare”.
Francesca Nanni, procuratrice generale presso la Corte di Appello di Milano, si è detta irritata dall’aver sentito “in questi mesi tante motivazioni su questa riforma non corrispondenti alla realtà, è insopportabile. Togliamo queste mistificazioni che servono a giustificare la riforma ed è questo il messaggio dello sciopero”. È uno sciopero “sofferto, ma è uno dei pochi strumenti che abbiamo”. Si dice, ha aggiunto Nanni, che “dobbiamo allinearci alla maggior parte dei Paesi europei, ma ogni ordinamento giudiziario ha le sue regole e non possiamo prendere un singolo aspetto e portarlo nel nostro sistema”.