LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Lavoro, scatta la fuga dal turno di notte. Trentamila posti scoperti: “Danno per la competitività”

L’allarme delle Pmi: "Perdita di 2,2 punti di Pil. Fondamentale offrire condizioni contrattuali migliori". All’appello manca di tutto: infermieri, autisti, operai, vigilantes, ma anche baristi e magazzinieri

L’allarme delle Pmi: "Perdita di 2,2 punti di Pil. Fondamentale offrire condizioni contrattuali migliori". All’appello manca di tutto: infermieri, autisti, operai, vigilantes, ma anche baristi e magazzinieri.

L’allarme delle Pmi: "Perdita di 2,2 punti di Pil. Fondamentale offrire condizioni contrattuali migliori". All’appello manca di tutto: infermieri, autisti, operai, vigilantes, ma anche baristi e magazzinieri.

Mancano almeno 30mila addetti per la notte. Il Centro studi di Conflavoro lancia un doppio allarme: un quinto del fabbisogno nazionale di professioni notturne è lombardo e l’assenza di candidati sta provocando all’economia della regione, motore economico d’Italia, una perdita quantificata in almeno 2,2 miliardi di Prodotto interno lordo.

Attualmente in Lombardia sono impiegati 4,6 milioni di addetti. Il 68% è nel terziario: commercio, turismo, sanità, istruzione e servizi alle imprese. Il 27% opera nell’industria (manifattura, costruzioni e attività connesse all’energia); il 5% nell’agricoltura. Di notte lavorano quasi in 600mila, il 13% del totale: il 18% ricopre un incarico nella sanità, il 25% nella logistica, il 33% nel manifatturiero. Troppo pochi: ne servirebbero almeno 30mila in più secondo le richieste delle aziende lombarde. Ma, in base alla ricerca del Centro studi di Conflavoro, “la vita al contrario” risulta meno attrattiva di un tempo.

Il fabbisogno di lavoratori disposti a iniziare la giornata lavorativa alle 22 e concluderla tra le 7 e le 8 del mattino si avverte in particolare tra gli infermieri e gli operatori sanitari (solo loro ammontano al 17,5% delle richieste notturne inevase), soprattutto nelle province di Milano e Bergamo, dove la pressione sanitaria è particolarmente alta.

Il secondo impiego notturno meno ricercato si registra nei trasporti, nello specifico tra gli autisti di autobus e mezzi pubblici (sono all’incirca il 13% del totale), con un’incidenza significativa nelle aree metropolitane di Milano e Brescia. Sul podio dei mestieri meno attrattivi salgono anche i lavoratori turnisti delle aziende industriali (12,5%), una mancanza che penalizza soprattutto i distretti industriali di Varese e Bergamo che restano orfani di questi professionisti. Faticano a riempire gli spazi ancora liberi negli organici anche le società attive nella vigilanza privata: la domanda di personale particolarmente alta soprattutto a Milano, Monza e nel Bresciano colloca le mansioni di guardie giurate e vigilantes al quarto posto per incidenza di figure mancanti in Lombardia (circa l’11% del totale).

Dalla strada ai locali, lo scenario non cambia: camerieri e baristi dei locali notturni pesano per il 10,5%, con criticità segnalate a Milano e Como. Al sesto posto ecco i cassieri e gli addetti alla vendita nei supermercati delle aree di servizio (9%) lungo i tratti autostradali e delle tangenziali del territorio lombardo. Tra le ultime tre delle dieci mansioni notturne più scoperte si trovano facchini e magazzinieri della logistica (8%) al settimo posto, un problema avvertito in particolare dalle imprese attive nelle province di Lodi e Cremona, poli logistici strategici della regione. L’ottava posizione è occupata dagli autisti e dagli spedizionieri (7,5%), la nona dagli addetti alla pulizia (6%) e la decima il personale impiegato alle attività ecologiche (5%). "La carenza di personale disposto a lavorare durante la notte – spiega Sandro Susini, direttore del Centro Studi di Conflavoro – ha implicazioni economiche e sociali significative, che vanno dalla riduzione della qualità dei servizi alla diminuzione della competitività delle industrie lombarde nel loro complesso.

Per affrontare questa difficoltà è fondamentale migliorare le condizioni di lavoro, offrendo retribuzioni più elevate, orari più flessibili e maggiori incentivi. Anche l’automatizzazione e l’uso delle tecnologie possono ridurre il carico fisico di alcune mansioni, rendendo più attraente gli impieghi notturni. Inoltre – sottolinea Susini – è determinante investire nella formazione e in programmi di incentivazione che potrebbe aiutare ad attrarre più lavoratori verso questi settori cruciali".