Scala, scatta lo stato di agitazione "Nessuna volontà di confrontarsi"

I delegati attaccano la gestione del teatro: relazioni inconsistenti e scarsa chiarezza su conti e appalti. Venerdì incontro col sovrintendente, poi le assemblee con tutti i lavoratori. Il precedente dei ballerini

Migration

di Nicola Palma

Prima i ballerini, ora tutti i dipendenti del teatro. Acque agitate alla Scala, anche se nei prossimi giorni un incontro tra i sindacati e il sovrintendente Dominique Meyer potrebbe far tornare il sereno e aprire una nuova fase nel rapporto tra la direzione di via Filodrammatici e i delegati di Cgil, Cisl, Fials e Uil. I sindacati del Piermarini hanno scelto il giorno della festa dei lavoratori per proclamare lo stato di agitazione e il contestuale blocco di tutte le prestazioni supplementari e straordinarie.

Il motivo? Tanti, a detta dei rappresentanti delle quattro sigle, che hanno affidato le loro rimostranze a un lungo comunicato unitario. "Dall’inizio della pandemia, con la contestuale chiusura del teatro nel febbraio 2020, abbiamo cercato con tenacia di tutelare la salute dei lavoratori e la salvaguardia del pareggio di bilancio, obiettivo realizzato soprattutto con la riduzione della retribuzione dei dipendenti, a cui non è corrisposta, nonostante gli impegni sottoscritti, un’eguale riduzione di compensi dei dirigenti e dei titolari dei contratti professionali di struttura", l’incipit della nota. Poi i delegati hanno ripercorso le tappe successive: dalla riorganizzazione del vertice voluta da Meyer e Cda, con l’eliminazione della figura del direttore generale (dopo il pensionamento di Maria Di Freda) e la redistribuzione delle deleghe, alla definizione della nuova pianta organica per il triennio 2021-2024, con la creazione di un nuovo reparto per le trasmissioni in streaming. Fatte queste premesse, "le organizzazioni sindacali non sono riuscite ad avere un quadro delle attività svolte all’interno dei vari settori del teatro". Poi l’attacco diretto: "La strada intrapresa dalla direzione sembra più orientata alla disintermediazione sindacale, privilegiando il rapporto diretto con i singoli secondo una concezione paternalistica e talvolta autoritaria che riporterebbe indietro il teatro di decenni". Una strada, continuano i delegati, diametralmente opposta a quella che, a loro parere, va percorsa per il bene del Piermarini: "Non esistono alternative al confronto sindacale trasparente, strutturato e quotidiano, poiché il Teatro alla Scala è una delle più grandi realtà produttive della città, ma è anche uno dei più grandi cantieri del centro di Milano (con i lavori alla palazzina di via Verdi, ndr), in cui il tema della sicurezza sul lavoro va rafforzato e migliorato", chiarisce Paolo Puglisi della Slc-Cgil.

Sul tavolo tutti i nodi da sciogliere: dai dettagli sulla prossima stagione lirica al piano occupazionale, dal resoconto sugli appalti all’avvio della procedura per il rinnovo del contratto unico scaduto. Tutti temi che verranno affrontati nel corso di un vertice con Meyer, in programma venerdì. Una riunione decisiva per il futuro prossimo del teatro: se arriverà la fumata bianca, la protesta rientrerà; altrimenti il muro contro muro andrà avanti, con le assemblee a decidere i passi successivi da intraprendere. La sensazione è che la frattura sia ricomponibile, nonostante sull’intesa pesi pure la questione del premio di produzione: stando a quanto risulta al Giorno, il pagamento è stato parzialmente bloccato per alcune obiezioni sollevate in Cda dai revisori dei conti, ma pure in questo caso dovrebbe bastare un nuovo accordo tra le parti per risolvere la situazione.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro