
Riccardo Chailly al centro raccoglie gli applausi alla fine di Giovanna d'Arco
Milano, 8 dicembre 2015 - «L'opera lirica ha una regola che nasce dalla scelta di condivisione: più il successo è corale più è grande». così Riccardo Chailly condivide i meriti del successo della Giovanna d'Arco di lunedì 7 dicembre al teatro Scala. Proprio ieri è avvenuto il debutto come direttore principale del teatro, e ai microfoni della Barcaccia su Radio 3 ha citato «Bruno Casoni e il suo straordinario coro che ha dato una prova magistrale, quanto l'orchestra e le maestranze scaligere». «È un fatto sicuramente positivo - ha aggiunto - vuol dire che si è lavorato in modo giusto. Non mi interessa e non mi è mai interessato il successo mirato in maniera individuale di qualcuno di noi. È veramente l'operato di tutti che porta a un successo collettivo. Questo è successo ieri ed è un fatto importante».
Undici minuti di applausi (e nessuna contestazione), un'ovazione memorabile al termine dell'opera: «Quando eravamo tutti in scena e abbiamo sentito il grande calore del pubblico - ha detto - ho avuto quasi un attimo di commozione pensando a Verdi e a quanto è stato doveroso pensare a lui e ridare alla Scala, dove è nata, un'opera che lui ha tanto amato». La Scala, peraltro, ha «un impegno morale con Verdi e con la sua grandezza» secondo Chailly. La Giovanna d'Arco mancava da 150 anni a Milano. «Bisogna riconoscere da un lato la grandezza di quest'opera, sennò non l'avrei proposta, ma dall'altra anche quello che è l'impegno morale della Scala di ridare a Verdi e alla sua grandezza dei momenti imprescindibili del suo passato scaligero».
Chailly ha anche parlato dei progetti futuri alla Scala e ha ribadito che il suo obiettivo è quello di eseguire l'integrale delle opere di Puccini. Un ciclo già iniziato con Turandot che proseguirà con la Fanciulla del West nella versione scritta da Puccini, che nemmeno il compositore ascoltò perché quando arrivò al Metropolitan di New York per la prima Arturo Toscanini aveva apportato delle modifiche. «Sto lavorando sulle prime edizioni - ha concluso Chailly - che nessuno ha mai sentito».
LA STAR RUSSA - Anna Netrebko «ha un coraggio da leonessa. È una cantante che non si risparmia» ha detto il direttore d'orchestra Riccardo Chailly che ieri l'ha diretta. Lei dice a tutti di essere contenta. «So cosa significa per l'Italia il 7 dicembre - spiega - e cosa significa Verdi e sentivo la responsabilità». Responsabilità ma non preoccupazione: «La preparazione è stata accurata - continua - lavorare con Chailly è un piacere». Parole lusinghiere anche per il resto del cast: Devid Cecconi, il baritono che all'ultimo ha sostituito il malato Carlos Alvarez e «merita di esserci», e il tenore Francesco Meli, con cui Netrebko aveva già eseguito la Giovanna d'Arco al Festival di Salisburgo ma in forma semiscenica. Con Giovanna d'Arco ammette di non avere niente in comune e evita giudizi politici, limitandosi a dire di volere «la pace nel mondo». Certo era giusto avere poliziotti e controlli per garantire la sicurezza, «ma il mio lavoro - aggiunge - è sul palcoscenico». E se il successo l'ha resa felice, così come i complimenti di Patti Smith, a fine serata dopo il gala alla Società del giardino dice di sentirsi soprattutto «un pò brilla». Con lei, a fare selfie insieme al premier Matteo Renzi e a Carla Fracci, c'è l'inseparabile fidanzato, il tenore azero Yusif Eivazov, che sposerà a Vienna nei prossimi giorni, e che alla Scala ha sfoggiato una camicia con gli arabeschi in pendant con il cappotto. Proprio per il matrimonio, in una delle prossime recite (una sola, l'ultima, il 2 gennaio) sarà sostituita da Erika Grimaldi. «Nella vita ci sono il bianco e il nero - racconta sorridendo - e per me ora è bianco splendente».
Sono stati 316 mila i telespettatori che ieri sera hanno visto Giovanna d'Arco trasmessa da Rai Cultura su Rai5. Ha ottenuto uno share dell'1,6%. Il picco di ascolti c'è stato all'inizio dell'esecuzione, alle 18.18, quando erano sintonizzati 362 mila telespettatori, ovvero il 2,35%. Si tratta di una performance in linea con quella dell'anno scorso quando il Fidelio diretto da Daniel Barenboim ebbe un'audience di 314 mila persone. Più telespettatori dunque del Lohengrin del 2012, visto da meno di 200 mila persone, ma comunque meno del record segnato con Traviata nel 2013 con 650mila persone sintonizzate.