
Irina Yuriv studia Scienze politiche e sociali all’Università Cattolica di Milano
Un bel messaggio di fiducia nell’Europa è rappresentato da Irina Yuriv, studentessa della facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica, tra gli studenti che hanno posto le domande ai rappresentati delle istituzioni europee. Irina arriva da Mantova e nel suo perfetto italiano tradisce un‘origine che oggi più che mai rappresenta un raccordo di pace: "Sono qui da quando avevo 6 anni, ma sono 100% ucraina, sono nata nella provincia di Ivano-Frankivs’k vicino Leopoli, una parte al momento più sicura, ma a parte i miei genitori, ho tutta la mia famiglia lì".
Che significato ha per lei questo incontro giovani-Europa?
"È molto positivo. A distanza di anni dall’inizio della guerra, il fatto che a livello europeo ci sia l’ennesima sanzione alla Russia, che ci siano accordi per una cooperazione manifatturiera, è per me un segno di quanto l’Unione Europea continui a lottare. Spererei che si facesse ancora di più, ma capisco che non è semplice, è frustrante perché è difficile capire dove e quando verrà la pace, questo mi spaventa perché non c’è la possibilità di strutturare una possibile cooperazione, una cessazione effettiva del fuoco".
La rettrice Beccalli, nel suo discorso introduttivo ha parlato del fatto che l’Università non deve essere la migliore "del mondo" ma la migliore "per il mondo". Che significa questo per lei?
"Io credo che significhi distogliere quella visione individualista e capitalista che oggi viviamo, capire che quando ci impegniamo lo dobbiamo fare verso l’altro, lavorando insieme. Queste parole vogliono metterci in guardia da quello che sta avvenendo oggi nella politica, dove si fanno scelte troppo individualiste".
Importante quindi il tema della formazione.
"Sì, è fondamentale, se non conosci non puoi capire quello che va bene e quello che non va bene e implica anche l’impossibilità di prendere delle decisioni in modo autonomo e questo è molto grave".
Sente che l’università le sta dando quello che voleva?
"Una cosa che apprezzo di questa università è la volontà di parlare di ciò che succede oggi nel mondo per riuscire a essere dei cittadini critici e consapevoli".
Il fatto che Trump abbia bloccato i visti per gli studenti stranieri cosa significa per voi?
"Questo è molto spaventoso ma perché il blocco è dovuto per me a una volontà di togliere la possibilità di conoscere e si legge nella motivazione. I visti verranno dati solo dopo aver fatto dei check sull’opinione politica dello studente, scelgono chi è allineato al loro tipo di pensiero; la conoscenza implica discussione, quindi se non c’è discussione non c’è conoscenza".
Si sente protetta da quest’Europa?
"Sì per tutto quello che è stato fatto nei confronti del mio Paese e degli ucraini che vengono qui, però per la guerra c’è ancora da fare. Mi sento cittadina prima europea e poi ucraina e italiana, perché riconosco quello che l’Unione Europea mi permette di fare".