
Sonny Olumati con gli studenti e i professori del Vespucci e della Manzoni
Una generazione “Zeta“ più aperta al mondo, ma che fa ancora i conti con discriminazioni e stereotipi. Si informa soprattutto via social network ma - al contempo - si fida poco delle notizie che vengono veicolate lì, soprattutto quando riguardano il fenomeno migratorio. A inquadrare la situazione è il rapporto “Così vicini, così lontani“ realizzato da Ipsos per Unicef e presentato alle scuole di Milano, protagoniste anche di un’indagine sul campo, “in diretta“, al cinema Anteo. A coinvolgerli l’influencer e attivista digitale Sonny Olumati, da anni impegnato nella lotta contro le discriminazioni e nella promozione del dialogo interculturale anche con i suoi video ed esperimenti sociali. Con lui a Milano, a spiegare i dati, le ricercatrici Eva Sacchi e Barbara Toci di Ipsos – Lattanzio Kibs, Sarah Martelli, responsabile Adolescenza dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale in Italia e il presidente del Comitato provinciale per l’Unicef di Milano, Marco Pietripaoli. Un centinaio di ragazzi di quarta superiore dell’alberghiero Vespucci di Milano e del polo civico Manzoni hanno partecipato a un sondaggio in diretta, che è stato confrontato con l’indagine sottoposta a mille studenti tra i 15 e i 24 anni. Prima domanda: "Ti è mai capitato di vivere o di assistere a un atto discriminatorio nell’ultimo anno?" In 44 hanno risposto “sì“, solo 13 i “no“. Nella ricerca condotta da Ipsos per Unicef è il 93% del campione a riportare di aver subito o assistito direttamente ad atti discriminatori. Tra i rispondenti con background migratorio, il vissuto di discriminazione ha riguardato fattori come la religione (36%), il colore della pelle o l’etnia (17%) e la condizione di migrante (31%). Colpisce il dato sulla percezione del fenomeno migratorio, sovrastimato sia dal piccolo che dal grande campione: per un giovane su quattro le persone migranti in Italia rappresentano oltre il 50% della popolazione, a fronte di una presenza reale dell’8,7%. Il 60% non si fida dei media e dei social media per la qualità di informazioni condivise relative al tema migrazione. L’85% degli adolescenti e dei giovani in Italia considera le occasioni di scambio e interculturalità come arricchenti per la capacità di rendere più vicine persone diverse tra loro.
L’ultima domanda - questa volta aperta - è stata rivolta ai ragazzi: "Secondo te, come cittadini e cittadine, cosa si potrebbe fare per favorire l’inclusione?". Le risposte degli studenti milanesi sono state precise, profonde: "Iniziare a non far sentire la differenza", "Riscrivere le politiche abitative che oggi sono segregatorie", "Generare prossimità", "Abbattere le barriere dell’indifferenza su questo tema", "Apprezzare culture diverse", "Iniziare a non far aspettare mesi per fare solo un colloquio per ottenere la cittadinanza per chi è nato nel Paese in cui vive", "Cambiare la narrazione di questo fenomeno". E a proposito di narrazione, God’s Power, un giovane della cooperativa La Grande Casa, ha portato con sé la sua storia, con una testimonianza che ha emozionato la platea, attentissima.
"I protagonisti di questa ricerca sono stati i ragazzi e le ragazze, e nella condivisione dei risultati questa centralità del loro punto di vista è stata evidente – ha sottolineato la vicesindaco e assessore all’Istruzione Anna Scavuzzo, presente all’incontro –. Gli stereotipi possono condizionare l’idea che abbiamo della realtà, e questo è vero sia per i ragazzi che per noi adulti: sviluppare spirito critico nella nostra dieta digitale e social è il primo impegno che abbiamo condiviso, insieme a percorsi concreti per l’inclusione. Le nostre classi sono luoghi di incontro, conoscenza e crescita, dove percorsi educativi di qualità e insegnanti appassionati permettono ai ragazzi di abituarsi all’incontro e all’accoglienza, anche più di quanto i social non raccontino".