Scala, sciopero tecnici oggi lunedì 30 gennaio: la Filarmonica trasloca agli Arcimboldi

Adesione in massa all’iniziativa della Cub: resta allestita la scenografia dell'ultimo spettacolo. L'associazione decide per il trasferimento in Bicocca. Oggi la mobilitazione della Cgil

Il palco della Scala ieri pomeriggio, con le scene del Piccolo principe non smontate

Il palco della Scala ieri pomeriggio, con le scene del Piccolo principe non smontate

Milano - Era nell’aria, e qualche musicista lo aveva già paventato a mezza bocca come extrema ratio del lungo tiramolla con i tecnici sui compensi: "Vedrete che alla fine ci costringeranno ad andarcene". Lunedì scorso, il primo concerto della stagione Filarmonica alla Scala si era svolto in emergenza: senza camera acustica e con i leggii luminosi. Uno scenario che era destinato a ripetersi anche stasera per il secondo appuntamento in calendario. Peccato che sia arrivato un ulteriore ostacolo a rendere impraticabile il piano B: macchinisti, meccanici ed elettricisti hanno aderito in massa allo sciopero Cub tra le 15 e le 17 di ieri, piazzato in maniera "chirurgica" per evitare di smontare la scenografia del "Piccolo principe" andato in scena alle 11 e alle 14.30 e per lasciare il palco occupato per oggi, quando toccherà agli iscritti Cgil incrociare le braccia.

Scelta senza precedenti

Da qui la scelta quasi senza precedenti (se non per un’esibizione in trasferta al Conservatorio) dei vertici dell’associazione fondata da Claudio Abbado: "In assenza di garanzie riguardo all’utilizzo del palcoscenico nella giornata di domani (oggi, ndr ) – come avvenuto in occasione del concerto della scorsa settimana – e per assicurare lo svolgimento della serata agli abbonati e al pubblico che ha acquistato regolarmente i biglietti, il concerto del 30 gennaio diretto da Riccardo Chailly con la partecipazione del violinista Emmanuel Tjeknavorian si terrà al Teatro degli Arcimboldi alle ore 21 anziché alle ore 20", la nota della Filarmonica. Stando a quanto risulta al Giorno, gli Arcimboldi erano "prenotati" da alcuni giorni, per avere un’alternativa pronta e scongiurare l’annullamento della serata.

Certo, il problema resta eccome, soprattutto per gli spettatori (di cui 1.300 abbonati), che stamattina verranno contattati dalla biglietteria per avere conferma della loro presenza in zona Bicocca: "Il programma rimane invariato e i biglietti acquistati rimangono validi – precisano dalla Filarmonica –. I posti saranno ricollocati in base al settore di appartenenza". Un trasloco, per ora momentaneo, che lascia l’amaro in bocca agli artisti, reduci dal successo di poche ore fa alla Philharmonie de Paris. Detto in altre parole: in Francia ci acclamano e a Milano siamo costretti a lasciare la Scala.

Mediazione impossibile?

L’auspicio è che la situazione possa rientrare e che il resto della stagione si svolga in via Filodrammatici, anche se questa speranza pare affievolirsi sempre di più. Il nodo è arcinoto, e su queste pagine ne abbiamo parlato in più occasioni. Da sempre, l’allestimento degli spettacoli della stagione Filarmonica (dieci all’anno) viene effettuato dai tecnici del teatro fuori dal normale orario di lavoro, in cambio di un compenso economico. Nelle scorse settimane, la trattativa tra vertici dell’associazione e delegazione dei lavoratori per il rinnovo dell’accordo è naufragata sul quantum: i rumors parlano di richieste "insostenibili" da parte degli addetti al palcoscenico.

Da qui la decisione della Filarmonica di cambiare politica: basta prestazioni extra, gettone alla Scala da 25mila euro come le altre orchestre ospiti e azzeramento dei rapporti con i tecnici. Una rivoluzione che ne ha generato inevitabilmente un’altra: il Piermarini ha fatto rientrare l’attività Filarmonica in orario normale. Tradotto: niente più extra. L’ultimo tentativo di ricucire, con un’offerta di 272 euro a prestazione, è finito con una fumata nera. E si è arrivati così alle agitazioni di Cub (che pretende che tutto torni come prima) e Cgil (che contesta la decisione di "internalizzare" il lavoro, con inevitabile aggravio delle mansioni). E ora? Nessuno vuole prendere in considerazione l’ipotesi di un addio definitivo alla Scala, anche perché ci perderebbero tutti. Eppure la serata degli Arcimboldi ha tutta l’aria di essere un punto di non ritorno. O quasi.

 

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