Tregua alla Scala sull’ormai annosa questione della palazzina di via Verdi. L’incontro-fiume di ieri tra la direzione del teatro e i rappresentanti sindacali si è rivelato decisivo per trovare una sorta di pre-intesa tra le parti. Un accordo sì da perfezionare e limare attraverso due commissioni ad hoc, ma sufficiente per far ritirare lo stato di agitazione alla Cgil e per mettere al riparo da eventuali scioperi la replica di Turandot del 9 luglio. Per chi non lo ricordi, le tensioni delle ultime settimane al Piermarini si sono concentrate sulla distribuzione degli spazi nello stabile inaugurato a novembre di fianco alla Scala: in sostanza, quasi tutti i reparti di via Filodrammatici – dai professori d’orchestra ai coristi, fino ai tecnici di palcoscenico – si sono dichiarati molto scontenti, per usare un eufemismo, dei locali a loro riservati per il futuro prossimo. Da qui le assemblee della Cgil, dalle quali mercoledì è uscito un responso chiarissimo: i presenti hanno dato mandato all’unanimità ai loro delegati di proclamare la mobilitazione per la quinta rappresentazione del capolavoro pucciniano. Ieri la schiarita. Il patto prevede che l’organizzazione degli spazi partirà solo dopo il completamento dei lavori ai piani interrati, anche se i dipendenti attualmente impiegati nelle sedi in affitto di via Torino e via Pellico dovranno comunque traslocare in via Verdi non più tardi del 31 ottobre 2024.
Detto questo, entro il 10 luglio verranno formate due commissioni paritetiche: una si occuperà di analizzare le proposte già sul tavolo per arrivare a una quadra definitiva; l’altra si concentrerà su salute e sicurezza dei lavoratori, approfondendo tutte le segnalazioni in arrivo. Nell’accordo è stato anche inserito un passaggio che "consiglia" l’avvicinamento del coro al palcoscenico, come da progetto iniziale dell’architetto Mario Botta. N.P.