Cup unico lombardo. Il mea culpa di Bertolaso: “Slitta all’anno prossimo, ho sbagliato tempistiche"

Il Pd: lo promettono da sette anni, ne serviranno altri tre. Intanto a Milano scatta la riforma della guardia medica: una sola centrale ma più ambulatori

L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, 73 anni

L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, 73 anni

Milano – Contrordine, lombardi: il Cup unico, cioè il nuovo sistema che dovrebbe rendere prenotabili da un unico sito e un unico call center tutti gli appuntamenti per visite ed esami col servizio sanitario regionale negli ospedali pubblici e privati accreditati, non vedrà la luce prima del 2024 inoltrato. Lo ha ammesso l’assessore al Welfare Guido Bertolaso ieri, rispondendo a un’interrogazione del Pd in Consiglio regionale, e facendo retromarcia sulla promessa che aveva formulato meno di due mesi fa in Commissione Sanità, dettagliando anche un cronoprogramma che prevedeva l’avvio dell’"implementazione" del Cup unico tra il prossimo dicembre e gennaio 2024.

Tempi incompatibili con la burocrazia: "Non arriveremo a fine anno ad avere il Cup – ha spiegato in aula Bertolaso –. La gara (di Aria, ndr ) partirà i primi di settembre, i risultati dell’aggiudicazione li avremo tra la fine di quest’anno e i primi dell’anno prossimo, poi ci sarà il lavoro di messa a fattor comune del sistema".

Bertolaso ha fatto mea culpa - "Sulle tempistiche mi sono sbagliato" -, ma ha anche assicurato che col nuovo sistema "rivoluzioniamo completamente l’approccio di prestazione sanitaria dei cittadini in Lombardia", mettendo a disposizione loro e dei vari "enti, responsabili e addetti ai lavori in tempo reale tutte le informazioni di tutte le attività che si svolgono in ambito pubblico e privato" prima sparpagliate tra Asst "ognuna con un suo sistema informatico".

"Il centro unico di prenotazione, che chiediamo da tempo, è promesso dalla Regione da sette anni", ricorda il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino, e preconizza che "non ci sarà almeno per altri tre: il tempo necessario ad armonizzare i sistemi informatici non solo di tutti gli operatori privati, ma anche di quelli pubblici, che incredibilmente non si parlano ancora".

Ma qualcosa si muove su un altro fronte dolente per la sanità lombarda: le cure primarie, in particolare l’ex guardia medica che funziona quando i medici di base non sono tecnicamente in servizio, cioè la notte, nei festivi e nei prefestivi, ed è fondamentale anche per non aggravare di codici minori il carico dei pronto soccorso. Bertolaso, rispondendo a un’altra interrogazione, ha infatti annunciato che un’altra rivoluzione – la sperimentazione della centrale unica di continuità assistenziale e telemedicina e dei team di "risposta rapida domiciliare" in collaborazione con l’Areu, già attivata nella piccola Ats della Montagna – sta partendo "in questi giorni" anche nell’Ats Metropolitana, precisamente su Milano città. Dove, ha ricordato l’assessore, esistono due tipi di guardia medica: postazioni telefoniche con medici reperibili che rispondono alle chiamate al 116117 ed effettuano visite domiciliari, e gli ambulatori dove i pazienti si presentano in autonomia o su indicazione telefonica per essere visitati e ottenere prescrizioni e certificati.

Con la riorganizzazione, le postazioni telefoniche saranno accorpate in una centrale ("UNIC.A") con sede nella Casa di comunità di via Farini, "potenziando il numero di medici nelle fasce orarie di maggiore intensità", cioè la prima serata fino all’1.30, formandoli "a usare strumenti di telemedicina e di diagnostica a domicilio" e incrementandone anche le uscite che dalle plurime postazioni odierne non sono frequentissime ("mediamente una per turno ogni tre operatori"). Gli ambulatori di guardia medica invece saranno aumentati, "da 8 a 12", aperti "dalle 20 alle 24 nei giorni feriali, dalle 9 alle 21 nei festivi e prefestivi. Non è prevista una riduzione di personale - ha chiarito Bertolaso -, ma una riarticolazione dei turni per aumentare l’offerta nelle Case di comunità".

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