Sanfilippo presenta ricorso in Appello contro la premeditazione

Aggravante esclusa nella sentenza di Placido. Così non era stato per il proprietario della cantina di Cinisello, condannato a 30 anni

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Due sentenze diverse per l’omicidio di Antonio Deiana. E ora Luca Sanfilippo, che si è autoaccusato del delitto, chiederà che in Appello venga tolta anche a lui l’aggravante della premeditazione. Per la morte del 36enne di Villa Guardia, nel Comasco, accoltellato con almeno 15 fendenti il 20 luglio 2012, quando doveva consegnare 4 chili di cocaina, e trovato murato 6 anni dopo sotto il pavimento di un seminterrato di Cinisello Balsamo, il proprietario della ‘cantina degli orrori’ Luca Sanfilippo, 48enne, è stato condannato lo scorso settembre a 30 anni di reclusione per omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere. Per le stesse accuse, ritenuto dalla Procura di Monza il mandante del delitto, è stato processato il 46enne monzese Nello Placido dalla Corte di Assise di Monza, che l’altro giorno l’ha condannato a 22 anni di reclusione non ritenendo sussistente l’aggravante della premeditazione. Mentre il pm monzese Carlo Cinque aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Le motivazioni dei giudici saranno note tra un mese. Ma nel frattempo la differenza tra le due sentenze non è sfuggita al difensore di Luca Sanfilippo, l’avvocato Sergio Trentani. Il legale ha già presentato ricorso in Appello contro la condanna a 30 anni, contestando non la ricostruzione dei fatti, ma soltanto la mancata concessione delle attenuanti che avrebbero potuto abbassare la pena. Il gup Pierangela Renda ha così motivato la sentenza di Sanfilippo sulla premeditazione, facendo riferimento anche a Nello Placido.

"L’omicidio di Antonio Deiana deve essere contestualizzato non solo in un più allargato contesto soggettivo, ma soprattutto nel novero di un preventivo programma criminoso, idoneo a integrare la contestata premeditazione anche a carico di Luca Sanfilippo. Deiana, che all’epoca aveva ragioni di dissidio nei confronti di Nello Placido (la stessa sorella Antonella Deiana ha riferito agli investigatori della condizione di tensione in cui la vittima si trovava nei giorni precedenti alla sua scomparsa) è stato indotto a recarsi nel seminterrato con l’escamotage della cessione del considerevole quantitativo di stupefacente, invero degenerata in un’aggressione mortale. La circostanza che Sanfilippo conoscesse i propositi omicidiari del correo è dimostrata dal fatto che evidentemente il suo locale si prestasse alla consumazione dell’efferato crimine in quanto al riparo da occhi e soprattutto dalla preesistente disponibilità di una buca destinata a un pozzetto". Ora la sentenza nei confronti di Nello Placido arriva a sparigliare le carte. L’avvocato Trentani attende di leggere le motivazioni su Nello Placido e usarle quando il processo di secondo grado verrà fissato. Mentre attendono di leggere le motivazioni anche il pm e i difensori di parte civile e imputato per fare a loro volta ricorso, gli uni per fare rientrare la premeditazione nella condanna e le altre per ottenere l’assoluzione piena di Placido, che si è sempre protestato innocente.

Stefania Totaro

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