Nuovo stadio di San Siro, un sì che assomiglia a un no

Via libera dalla Giunta Sala ma tanti paletti sull’area che lo circonda: recuperare il Meazza e stop ad altra volumetria

Lo stadio di San Siro visto da fuori

Lo stadio di San Siro visto da fuori

Milano, 9 novembre 2019 - È un sì, ma sembra più simile a un no. Paradossi del caso San Siro. La Giunta comunale del sindaco Giuseppe Sala ieri ha deliberato l’«interesse pubblico» alla realizzazione di un nuovo stadio nell’area di San Siro, ma le condizioni che l’esecutivo di Palazzo Marino ha posto a Milan e Inter per la costruzione del distretto multifunzionale di fianco al nuovo impianto – dal no a nuove volumetrie al sì alla rifunzionalizzazione del Meazza – potrebbero far saltare la trattativa tra Comune e società.

È ancora presto per tirare conclusioni, ma la delibera della Giunta sembra più una frenata che un via libera. Vediamo nei dettagli. In una nota di Palazzo Marino, Sala è netto: «La Giunta ha deliberato il pubblico interesse alla proposta di Milan Ac e Inter Fc sullo stadio, ma eventuali altre opere (ad esempio spazi commerciali, uffici, hotel) saranno autorizzate solo nella misura prevista dal corrente Piano di governo del territorio del Comune di Milano». Che significa? L’attuale indice volumetrico previsto dal Pgt per l’area di San Siro è di 0,35, il progetto delle società calcistiche prevede lo 0,63, quasi il doppio. Risultato: sulle volumetrie le posizioni dell’amministrazione e dei club restano distinte e distanti. Non solo. Il primo cittadino, nella stessa nota, aggiunge che «la costruzione di un nuovo impianto sportivo ha aperto la questione sul futuro di San Siro. Ribadiamo la nostra volontà di rifunzionalizzarlo e pertanto siamo pronti a valutare soluzioni che non prevedano la rinuncia all’attuale impianto, bensì la sua rigenerazione attraverso altre funzioni». Anche in questo caso le posizioni delle parti non collimano. Milan e Inter, infatti, hanno proposto la demolizione del Meazza per lasciar spazio a un centro commerciale e a grattacieli per uffici e hotel. Basta dare un’occhiata ai rendering commissionati dai club ai due studi di architettura selezionati, Populous e Manica-Sportium, per rendersi conto che dell’attuale stadio nel progetto urbanistico rossonerazzurro non c’è più traccia.

Nella delibera approvata ieri, invece, la Giunta chiede ai club di «presentare uno studio di fattibilità aggiornato», da sottoporre a una successiva approvazione da parte della Giunta di Palazzo Marino, «che abbia come obiettivo prioritario», in linea con quanto sancito dall’ordine del giorno della maggioranza di centrosinistra approvato in Consiglio comunale lo scorso 28 ottobre, «il mantenimento e la rifunzionalizzazione» del Meazza, un riutilizzo che «dovrà prevedere, in via prevalente, l’inserimento di funzioni di interesse pubblico e generale, privilegiando le funzioni sportive». Insomma, l’attuale stadio non deve essere abbattuto, come indicato anche dalla Sovrintendenza e dal Politecnico. Risultato: la delibera della Giunta stravolge il Piano di fattibilità da 1,2 miliardi di euro presentato da Milan e Inter al Comune il 10 luglio. Non a caso la reazione ufficiale delle società è cauta: «In relazione alla delibera, che riconosce il pubblico interesse alla proposta presentata da Ac Milan e Fc Internazionale – si legge in una nota – i club si riservano di analizzare nel dettaglio l’atto e valutare se le condizioni poste siano compatibili con la fattibilità e la sostenibilità economica del progetto». Al di là della reazione ufficiale, i paletti posti dal Comune hanno fatto arrabbiare Milan e Inter.

L’esito positivo della trattativa non è affatto scontato. Sullo sfondo resta il Piano B citato a più riprese dal presidente del Milan Paolo Scaroni: l’addio a San Siro e il trasloco dei due club in un nuovo stadio da realizzare nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni. Un’opzione che il Comune giudica un bluff. Ma la partita di poker tra Palazzo Marino e società non è ancora finita.  

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