San Siro, il Comune chiederà 10 milioni "in più" a Milan e Inter

Dopo i rilievi della Corte dei Conti, la Giunta è pronta a regolare i conti sui lavori a scomputo per lo stadio. Domani Conte in commissione

Lo stadio di San Siro

Lo stadio di San Siro

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Chiudere in tempi brevi le partite contabili ancora aperte con Milan e Inter per la gestione dello stadio di San Siro – il Comune, alla fine, dovrebbe chiedere ai club circa 10 milioni di euro “cash’’ – e riportare le verifiche sui lavori a scomputo effettuati dai club al Meazza a una scadenza quinquennale, non più decennale. La Giunta comunale guidata dal sindaco Giuseppe Sala è pronta a rispondere alla deliberazione in cui la sezione regionale della Corte dei Conti, lo scorso 9 maggio, ha bacchettato Palazzo Marino, proprietario dello stadio, sulle mancate verifiche degli interventi di riqualificazione dello stadio di San Siro effettuati a scomputo della quota di canone dovuta all’amministrazione da M-I Stadio, la società controllata da Milan e Inter che gestisce il Meazza, come riferito dal Giorno lo scorso 17 maggio.

La risposta ufficiale dell’amministrazione comunale è attesa domani alla 16 durante la commissione consiliare Bilancio-Patrimonio immobiliare convocata proprio per un confronto sulla deliberazione firmata dai magistrati contabili. Sarà l’assessore al Bilancio Emmanuel Conte a spiegare ai consiglieri di maggioranza e di opposizione come intende agire la Giunta per replicare a tutte le osservazioni della Corte dei Conti e, dunque, per riportare alla completa regolarità i rapporti con Milan e Inter sul fronte della gestione della Scala del calcio.

Per comprendere meglio la questione, è opportuno ricordare alcuni dei punti contenuti nella Convenzione che regola i rapporti tra il Comune e i club. L’accordo prevede che ogni anno il Comune debba incassare 9,3 milioni di euro dalle società come canone di locazione per San Siro, ma che una parte del canone (il 47%) venga calcolata "sotto forma di interventi di manutenzione straordinaria o di innovazioni" realizzati da M-I Stadio. Nell’atto dello scorso 9 maggio, non a caso, i magistrati contabili hanno sottolineato che i residui attivi del Comune relativi a crediti che dovranno essere soddisfatti a scomputo per i lavori al Meazza ammontano a 71,1 milioni di euro. Una cifra rilevante su cui occorre fare chiarezza. Sì, perché – si legge nella determinazione della Corte dei Conti – "ancora all’inizio del 2022 risultano non completate le operazioni per la verifica delle opere realizzate nel decennio compreso fra l’1.7.2010 e il 30.6.2020. Tale ritardo rispetto alla data entro cui avrebbe dovuto essere regolata la rata, e cioè il 30 settembre 2020, seppure giustificato dall’ente con riferimento alla situazione pandemica, incide, peraltro, su una tempistica ulteriormente dilatata dalle modifiche apportate nel tempo al testo originario della convenzione che, inizialmente, prevedeva la regolazione quinquennale degli interventi a scomputo".

Su questo punto l’obiettivo del Comune, a quanto apprende Il Giorno , è regolare al più presto i conti che vanno dal 2010 al 2021 con Milan e Inter sul calcolo del canone, considerando i sopracitati 71,1 milioni di euro. Le verifiche sui lavori a scomputo effettuati dai club negli ultimi 11 anni sono già in corso da alcune settimane e secondo un’indiscrezione che gira negli uffici di Palazzo Marino il calcolo finale che la Giunta è pronta a sottoporre ai club è di circa 10 milioni di euro di credito “cash’’ del Comune nei confronti di Milan e Inter, come anticipato all’inizio di questo articolo.

Non è finita . I magistrati contabili hanno sottolineato anche che "dall’illustrazione delle modifiche che hanno riguardato a più riprese la concessione (tra Comune e club, ndr ) emerge la progressiva alterazione del rapporto tra canone di concessione e corrispettivo a scomputo, con il conseguente spostamento su quest’ultimo e, dunque, in ultima analisi, sull’ente pubblico, di oneri che, secondo l’accordo iniziale, avrebbero dovuto restare a carico del concessionario. Va soggiunto che l’eccessiva dilatazione dei tempi previsti per la verifica degli elementi da portare a scomputo dal canone risulta difficilmente compatibile con la cadenza temporale del ciclo di bilancio e con l’esigenza di assicurare trasparenza e buon andamento alla gestione intrapresa".

Rispetto a questo ulteriore rilievo sui tempi, Palazzo Marino è pronto a riportare i controlli e le verifiche sui lavori a scomputo per la stadio a una scadenza di cinque anni, come prevedeva la convenzione originaria tra Comune e club, prendendo atto che il normale ciclo amministrativo di un mandato comunale è quinquennale. Addio, dunque, alla verifica decennale, scadenza considerata troppo lunga sia dalla Corte dei Conti che, a questo punto, dalla Giunta Sala.

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