La figlia di Antonia Bianco: "Per noi orfani di femminicidio finora solo promesse"

La rabbia di Florencia, la cui madre fu uccisa con una stilettata dall’ex dieci anni fa. "L’aveva denunciato tre volte"

Florencia e Antonia in una foto di oltre dieci anni fa

Florencia e Antonia in una foto di oltre dieci anni fa

San Giuliano Milanese - Nella vita di ciascuno di noi esistono date importanti. Quelle che ti segnano, nel bene e nel male, un cambiamento profondo. E senza dubbio per Florencia, per tutti “Flo“, dopo il 13 febbraio 2012 nulla è stato più come prima. Quella sera di dieci anni fa, quando Flo aveva appena dodici anni, sua madre Antonia Bianco, 43enne italoargentina, venne ammazzata per strada a San Giuliano Milanese con una stilettata al cuore dal suo ex compagno che aveva lasciato. L’uomo, Carmine Buono, idraulico oggi 60enne, dal 2017 in carcere, sta scontando l’ergastolo. Una tragedia che ha condizionato in maniera devastante la vita dei tre figli di Antonia. Florencia oggi vive in Toscana con la nonna, dove si è diplomata e dove lavora, non distante abitano suo fratello maggiore Maximiliano, 30enne, e il più piccolo, oggi adolescente, che vive con una nuova famiglia, in cui sembra essere felice.

Florencia oggi
Florencia oggi

Florencia, cosa ricorda della sera della tragedia?

"Di quella maledetta sera ricordo tutto il dolore che avevo provato quando mi avevano avvisato della morte di mia madre. Ero solo una bambina di 12 anni. Dopo quella sera ero diventata improvvisamente una donna già piegata dalle sofferenze. Sono stati anni difficili segnati dal dover imparare a sopravvivere".

Qual è l’ultimo ricordo che ha di sua madre?

"Il giorno prima che mia madre morisse eravamo andati a fare una gita. Ricordo il suo sorriso, la sua gioia. Io sento ancora il suo profumo. Per fortuna a casa ho ancora i suoi vestiti, che non ho mai lavato".

Come è cambiata la sua vita dopo la tragedia?

"È cambiata per sempre, in maniera devastante. Ho imparato a convivere con un senso di ingiustizia e dolore soffocante. Mi sono sentita abbandonata. Non è stato facile ripartire".

Cosa prova ancora oggi?

"Oggi, dopo dieci anni, vorrei iniziare a essere felice. Provo ancora rabbia e delusione. Soprattutto sentendo tanti casi di femminicidio, ancora oggi".

Crede che sua madre si sarebbe potuta salvare?

"Assolutamente sì. Mia madre aveva denunciato tre volte quello che sarebbe diventato il suo assassino. La vicenda di mia madre non doveva accadere".

Sono anni che si sta impegnando per far riconoscere i diritti degli orfani di femminicidio: a che punto siamo?

"Oggi si parla molto di più di orfani di femminicidio. Il dolore e le difficoltà che chi, come me, ha perso una madre troppo presto, non deve essere nascosto o dimenticato. La vita quando si perde una madre diventa una montagna con una salita ripidissima".

Crede che siano stati fatti passi avanti nella lotta ai femminicidi?

"Il Codice rosso e le nuove leggi sicuramente hanno accelerato tutto. Ma ci sono ancora troppe donne che vengono ammazzate da persone che dicevano di amarle. A questo poi si aggiungono i problemi per noi orfani di femminicidio. Il Governo finora ha fatto solo promesse. Per noi esiste un fondo, per aiutarci ad andare avanti. Ma le procedure sono ancora troppo lunghe per poter accedere un sussidio. I requisiti sono complicati. Serve meno burocrazia".

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